A QUALE FILO DI SPERANZA POSSIAMO ATTACCARCI?

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PANTELLERIA: CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

Ospedale si, ospedale no? A quale filo di speranza dobbiamo attaccarci? Alla preghiera o a chi ci illude con discorsi alienati e sterili promesse? Sono passati già due anni e tra decreti, impegni e amministrazione inesistente, nessuna soluzione è ancora giunta a conclusione, anzi, cosa ormai certa, tutti i reparti ospedalieri giungeranno inesorabilmente alla definitiva chiusura. Anche il servizio dell’elisoccorso, se un tempo partiva per le urgenze, adesso, partirà per la minima emergenza, compreso le giovani partorienti. Davvero una situazione senza via d’uscita, considerati anche gli esosi costi che i pazienti sosterranno da qui in avanti e lo stress psicologico che diverrà, di sicuro, patologico. Ma quali idee si sono messi in testa questi pseudo politici? Alle gestanti, ad esempio, viene raccontato che andare a partorire in Sicilia è un’imposizione dettata da una più garantita sicurezza, ed è qui che ci chiediamo: e fino adesso, come si partoriva? Questo grave smacco fatto ai cittadini, comporterà un danno anche alla nostra beneamata isola che la vedrà sempre più privata dei suoi nativi, donandole l’appellativo infausto di “terra di nessuno”.Tutto viene fatto in nome del dio denaro; ci ritroviamo con uno Stato palesemente assente che ci ricorda comunque i doveri a cui dobbiamo assolvere, ma, di quei diritti tanto consacrati nella nostra Costituzione, non vi è alcuna traccia. Più riflettiamo e più ci chiediamo: se bisognava risparmiare, perché sprecare denaro per ristrutturare un ospedale con stanze colorate e arredamenti nuovi di zecca se si era già deciso per la chiusura? Perché sostituire tutto con un mero pronto soccorso ed un elisoccorso a timer dai costi vertiginosi se poi neanche questi funzionano realmente? Siamo oramai consapevoli dei drastici tagli fatti alla sanità, ma la nostra esistenza territoriale dettata dall’insularità deve essere valutata in maniera diversa, non comparata con altre realtà che, di certo, non vivono i palesi disagi a cui noi, invece, siamo abituati incessantemente. Se ci sentiamo cittadini di seri B è perché la nostra voce è debole. Per ottenere ciò che ci spetta di diritto è importante farsi sentire: ci vuole rabbia nelle cose se si vogliono ottenere! E allora… facciamoci sentire, urliamo! Senza indugio. Il Comitato si farà nuovamente promotore di valide iniziative a sostegno di questa causa che non deve essere una guerra del solo singolo, ma di tutta la comunità. Il bisogno alla sanità è un qualcosa a cui Pantelleria non deve assolutamente rinunciare, se ciò accadesse, il futuro delle prossime generazioni potrebbe inesorabilmente compromettersi, decretandone la definitiva estinzione.
Il Comitato pro Sanità
Caterina Giglio

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