Caro Salvatore,
seguo con crescente disagio l’insistente polemica di alcuni lettori di "Pantelleria Internet" contro la nuova chiesa matrice. Anche a me non é piaciuta subito e soprattutto non mi piacque la demolizione della vecchia chiesa che, senza l’intervento dei demolitori, sarebbe restata lì, modesta e accogliente, non "firmata" da qualche archistar ma amata e frequentatissima dai fedeli. Col tempo, ho fatto l’occhio alla nuova chiesa ma soprattutto ho condiviso il fatto che ai panteschi interessi più la sostanza della forma. Il giorno di Natale ho seguito nella "mia" chiesa, insieme a una moltitudine di concittadini, la Messa in un clima davvero natalizio: durante la celebrazione del rito abbiamo vissuto una Nativitá molto umana e tuttavia edificante; con il nome di Giovanni è stato battezzato un bimbo, forse l’ultimo nato nell’ospedale di Pantelleria, che ha condiviso con Gesù il giorno di festa dei cristiani. E allora ho pensato due cose: innanzitutto, che chi ha fede non bada al luogo della preghiera: quante Messe i panteschi e i villeggianti hanno seguito sotto il tendone che d’estate diventava un forno; personalmente, ho avuto modo di fare esperienze significative a Tripoli e al Cairo quando, volendo celebrare la domenica, mi è stato cordialmente consentito di pregare in moschea, in un clima raccolto e sereno, a piedi scalzi e facendo indisturbato il segno della Croce. Secondo appunto: sono dell’idea che una forte polemica, magari sostenuta anche con atti di protesta sociale, meriterebbe d’essere rivolta contro chi ha deciso la chiusura del reparto maternitá. E quando dico "protesta sociale" dico che sarebbe davvero l’ora di dare una lezione ai tecnici comunali, provinciali o regionali smettendo di pagar le tasse o minacciando scioperi anche nei confronti delle istituzioni sorde e cieche.
Italo Cucci

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