IL PASSITO ABRAXAS A PANTELLERIA

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Continua il successo dei vini di Pantelleria e le grandi testate nazionali se ne occupano. Sul Corriere della Sera è appena stato pubblicato un pezzo che riguarda l’azienda Abraxas di Contrada Mueggen a firma di Fabrizio Carrera. Ve lo proponiamo.
 
 
I winelover lo sappiano. Per fare un grande passito di Pantelleria servono almeno 5 – chili di uva.
E forse, in annate in cui il tenore zuccherino è più basso del solito come in questa strana vendemmia 2013, anche a nove. Questo è il credo di un’azienda che dell’identità culturale di un territorio ha fatto il suo punto di forza. Come Abraxas, la cantina, il marchio, i vini, di Calogero Mannino.
Vigneron per passione. Folgorato sulla via di Bacco per i tanti amici conosciuti lungo il suo percorso istituzionale. Mannino è stato parlamentare ma anche ministro dell’agricoltura negli anni 80. Oggi a 74 anni si appassiona di storia e di filosofia, di Tocqueville e di Aristotele magari mentre accompagna i suoi clienti giapponesi a guardare lo stenditoio dove in questo periodo l’uva prende il sole per appassirsi. La storia di Abraxas comincia nel 1997.
Oggi è una cantina che vedrà presto importante ampliamento e che vanta 27 ettari di cui 23 vitati in due delle zone più belle: Mueggen dove nascono i vini rossi, tre delle sette etichette complessive. E Bukkuram dove lo stenditoio fa bella mostra e nascono i due passiti. In tutto 140 mila bottiglie.
Gioie e dolori. Gioie, quelle procurate dai tanti sodali che hanno aiutato la nascita di questa cantina come Attilio Scienza, Giacomo Tachis e Mario Fregoni, tre nomi che col vino si danno del tu come pochi. Dolori, come quello dello scorso dicembre quando in un attentato, i cui autori sono ancora sconosciuti, sono stati gettati via circa quattrocento ettolitri di vino delle ultime tre vendemmie.
“Un fatto terribile. E ancora oggi aspetto risposta dalle autorità inquirenti per sapere chi è stato”, dice con una punta di polemica Mannino. Ancora gioie, come quelle degli importatori giapponesi Shuji Shimizu e Hiro Okawa che hanno triplicato gli ordini dopo essersi inginocchiati, in segno di rispetto e di stupore, davanti all’uva stesa al sole .
“Pantelleria è sole, difficoltà, vento e vini unici al mondo – spiega Mannino – peccato che la viticoltura stia quasi scomparendo. Dai seimila e 500 ettari di cinquant’anni fa siamo passati ai 600 di oggi”. Mannino resiste. E punta anche ai vini bianchi. Aromatici e avvolgenti. Come quel Kuddia del Gallo, Zibibbo secco e Viogner, che il grande Luigi Veronelli definì nel 2002 “un alsaziano di Pantelleria”. Corriere della Sera 27/09/2013

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