La notizia fa grandissimo piacere, anche se le considerazioni che hanno portato il Ministero della Difesa a decidere la revoca del provvedimento di chiusura non sono quelle, pur vere e importanti, da tanti di noi addotte, sollecitate ed auspicate.
E ciò è perfettamente giusto e comprensibile perché in periodi di gravi ristrettezze economiche per tutto il Paese vi è poco spazio per quanto, pur se prezioso, è legato all’affezione, alla tradizione, ai ricordi e quindi per ogni spesa che non abbia criteri di assoluta e primaria necessità ed urgenza.
Pertanto, paradossalmente, Pantelleria deve ringraziare – se così si può dire – la scellerata e insanguinata situazione dell’Africa e del Medio Oriente mediterranei, che ha radici lontane e purtroppo pure recenti, che lasciano intravedere ben poche possibilità di risolversi nel breve periodo.
Quanto detto pur se fa piacere da una parte, non lascia margini di spazio a meriti specifici della politica. Utilissima certamente l’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, ma solo in quanto, attraverso la risposta sollecitata al Ministro della Difesa, ha portato a conoscenza dei cittadini panteschi la realtà e la prospettiva della situazione del presidio dell’A.M. Limitiamoci ad essere tutti lietissimi dell’evento – non delle circostanze che lo hanno determinato – senza cercare altri meriti.
Per completare il quadro, dell’area militare o civile che sia, non sarebbe possibile intitolare l’Aeroporto di Pantelleria, che per ora non ha nome specifico, alla memoria delle stragi di Kindu e di Nassiriya?
Nell’allora Congo Belga, nel 1961, Kindu fu una delle prime missioni militari di pace italiana del dopo guerra, condotta dalla 46a Aerobrigata di Pisa sotto l’egida dell’ONU, conclusasi tragicamente con tutti i 13 gli aviatori trucidati. I primi, credo, dei circa 500 militari e civili italiani caduti sin qui in missioni di pace. Oltre che nel presidio dell’A.M. di Pisa, sede della Brigata, vi è una stele dedicata a Kindu all’Aeroporto di Fiumicino a Roma, ormai sommersa dai vari ampliamenti delle aerostazioni e del sistema viario.
Sulla strage di Nassiriya è inutile dilungarsi in racconti: è un episodio tragico che è ancora relativamente recente ed è vivo nella memoria di tutti. Diversi monumenti in città e paesi ne celebrano il ricordo.
Solo per tener viva questa memoria (come fatto meritoriamente a Palermo per l’Aeroporto Falcone e Borsellino), per raccontare ai giovani pagine di storia che forse non conoscono, per ricordare che anche attraverso il sacrificio di molte vite innocenti si ricerca e persegue la pace, per mostrare agi ospiti italiani e stranieri che i panteschi ricordano e onorano la Patria e i suoi caduti per la pace, non si potrebbe porre un semplice masso di pietra lavica ed una targa all’ingresso dell’aeroporto di Pantelleria, intitolandolo a "Kindu e Nassirya" (e mantenendo naturalmente la dedica a Nervi degli hangar)?
Tony Alfano
E ciò è perfettamente giusto e comprensibile perché in periodi di gravi ristrettezze economiche per tutto il Paese vi è poco spazio per quanto, pur se prezioso, è legato all’affezione, alla tradizione, ai ricordi e quindi per ogni spesa che non abbia criteri di assoluta e primaria necessità ed urgenza.
Pertanto, paradossalmente, Pantelleria deve ringraziare – se così si può dire – la scellerata e insanguinata situazione dell’Africa e del Medio Oriente mediterranei, che ha radici lontane e purtroppo pure recenti, che lasciano intravedere ben poche possibilità di risolversi nel breve periodo.
Quanto detto pur se fa piacere da una parte, non lascia margini di spazio a meriti specifici della politica. Utilissima certamente l’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, ma solo in quanto, attraverso la risposta sollecitata al Ministro della Difesa, ha portato a conoscenza dei cittadini panteschi la realtà e la prospettiva della situazione del presidio dell’A.M. Limitiamoci ad essere tutti lietissimi dell’evento – non delle circostanze che lo hanno determinato – senza cercare altri meriti.
Per completare il quadro, dell’area militare o civile che sia, non sarebbe possibile intitolare l’Aeroporto di Pantelleria, che per ora non ha nome specifico, alla memoria delle stragi di Kindu e di Nassiriya?
Nell’allora Congo Belga, nel 1961, Kindu fu una delle prime missioni militari di pace italiana del dopo guerra, condotta dalla 46a Aerobrigata di Pisa sotto l’egida dell’ONU, conclusasi tragicamente con tutti i 13 gli aviatori trucidati. I primi, credo, dei circa 500 militari e civili italiani caduti sin qui in missioni di pace. Oltre che nel presidio dell’A.M. di Pisa, sede della Brigata, vi è una stele dedicata a Kindu all’Aeroporto di Fiumicino a Roma, ormai sommersa dai vari ampliamenti delle aerostazioni e del sistema viario.
Sulla strage di Nassiriya è inutile dilungarsi in racconti: è un episodio tragico che è ancora relativamente recente ed è vivo nella memoria di tutti. Diversi monumenti in città e paesi ne celebrano il ricordo.
Solo per tener viva questa memoria (come fatto meritoriamente a Palermo per l’Aeroporto Falcone e Borsellino), per raccontare ai giovani pagine di storia che forse non conoscono, per ricordare che anche attraverso il sacrificio di molte vite innocenti si ricerca e persegue la pace, per mostrare agi ospiti italiani e stranieri che i panteschi ricordano e onorano la Patria e i suoi caduti per la pace, non si potrebbe porre un semplice masso di pietra lavica ed una targa all’ingresso dell’aeroporto di Pantelleria, intitolandolo a "Kindu e Nassirya" (e mantenendo naturalmente la dedica a Nervi degli hangar)?
Tony Alfano
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