Ed è venuto fuori un volume, come si intitola?
“Pantelleria2. Contributo per la carta archeologica di Cossyra. Il territorio”. E’ un volume (il secondo) della collana di Pantelleria diretta da Sebastiano Tusa. Manca la parte nord dell’isola, perché di questa se ne occupava sia l’equipe dei professori Thomas Schӓfer e Massimo Osanna, per quanto riguarda i terreni prossimi all’Acropoli, sia l’equipe dell’Università di Bologna (professori Maurizio Tosi e Maurizio Cattani) e di altri Istituti Universitari per la zona di Mursia e adiacenze.
Che cosa è venuto fuori? Potresti fare una breve descrizione di quello che è successo in quest’isola nel corso dei secoli?
L’isola di Pantelleria è stata capillarmente abitata, in seguito all’intensificarsi dei commerci via mare e all’aumentata potenza di Cartagine, grazie all’utilizzo di cisterne, che sopperivano alla carenza di pozzi, a partire dall’età ellenistica (quarto-terzo secolo avanti Cristo). Dai risultati delle ricognizioni nella campagna risulta un potenziamento dell’insediamento fra terzo e inizio secondo secolo avanti Cristo per migliorare lo sfruttamento delle risorse agricole in modo da procurare il sostentamento necessario alla roccaforte e per controllare gli accessi al mare. In alcune aree, come ad esempio intorno al Bagno dell’Acqua (il cosiddetto “Lago Specchio di Venere”) e a Bugeber si assiste ad una continuità di antropizzazione già a partire dall’età protostorica se non in epoca precedente. L’insediamento sul territorio isolano è stato potenziato per tutta l’età romana ed è perdurato fino al periodo tardo-antico. In particolare in età romana Cossyra diventa un punto di passaggio obbligato per il trasporto di grano e di olio a Roma e, per la sua posizione, viene a trovarsi al centro delle rotte percorse sia dalla flotta annonaria, cioè dalla flotta “statale”, che da navicularii che organizzavano trasporti privati. In età tardo-antica e bizantina, in seguito agli importanti cambiamenti politici ed economici, vengono potenziati i controlli fra discese a mare e interno dell’isola. I dati archeologici sembrano suggerire una progressiva rarefazione del popolamento almeno fino al tredicesimo secolo. Pantelleria, a partire dall’ottavo secolo, pare trasformarsi in un luogo prediletto da comunità religiose come quella dei Basiliani, e da personaggi in fuga o in esilio. Una curiosità: le fonti arabe medievali riportano che Pantelleria era in parte “abitata” fra XII e XIII secolo dai ginn, cioè da una sorta di fantasmi!
Cosa mi puoi dire degli abitanti della civiltà dei Sesi?
Altri studiosi si stanno occupando specificatamente del periodo preistorico e protostorico di Pantelleria. Allo stato attuale delle ricerche, da quanto risulta esclusivamente dall’indagine di superficie e non da scavi archeologici, nella parte centro-meridionale di Pantelleria non appaiono tracce evidenti di insediamenti analoghi a quelli individuati nella parte nord-occidentale dell’isola. Sono però attestate delle frequentazioni, ma nuove scoperte potrebbero portare dati completamente diversi. Come ho già detto, la zona di Bagno dell’Acqua era stata abitata in età protostorica.
Prima secondo te c’era soltanto l’abitato dei Sesi o quel popolo aveva altri contatti?
Sarebbe opportuno che questa domanda venisse rivolta a chi ha diretto campagne di scavi archeologici in contrada Mursia e nelle zone limitrofe o a chi si occupa di archeologia subacquea. Come ormai è risaputo, in epoca preistorica e protostorica gli abitanti di Pantelleria avevano contatti con altre popolazioni del Mediterraneo a partire dalla fine del V millennio; è sufficiente pensare all’importanza dell’ossidiana che veniva trasportata dall’isola ad esempio in Sicilia, o a Malta, o sulla costa del nord Africa, e ad altre merci che arrivavano sull’isola,in seguito a scambi, sia dal Mediterraneo orientale che occidentale. Ricordo che Pantelleria, per la sua posizione, è sempre stata al centro delle rotte commerciali mediterranee e che il nome dell’isola appare in un periplo, quello definito dello pseudo Skylax, del quarto secolo avanti Cristo.
Ed il resto dell’isola come era abitato?
Da quanto risulta dalle ricognizioni di superficie a partire dall’età ellenistica l’insediamento era sparso. Una concentrazione insediativa è stata notata nelle zone interne, come ad esempio a Serraglio, Ghirlanda e aree adiacenti, Mueggen, Favarotta, Tikirriki, Monastero; tracce di antropizzazione arrivano fino alle aree costiere, ad esempio a Scauri, dove sono anche attestate attività produttive, ma anche in altre parti dell’isola dove ho trovato tracce di cisterne vicino alle scogliere. Il centro principale doveva essere comunque Pantelleria “paese”, con l’Acropoli e il sottostante porto.
Si trovano delle ceramiche?
Sono i frammenti di ceramica che si trovano in superficie a raccontare la storia del popolamento dell’isola. Un tipo di ceramica presente nelle campagne pantesche è quella ricoperta dalla vernice nera., sull’isola diffusa in età classica, ma soprattutto nel territorio di Cossyra in età ellenistica. Molto abbondante a Pantelleria è la terra sigillata, un tipo di ceramica di colore rosso lucido, utilizzata nelle mense signorili; di questa ceramica erano i servizi “buoni” di stoviglie. Gli esemplari di terra sigillata attestati qui a Pantelleria vengono inizialmente dall’area centro italica dall’età augustea per buona parte del primo secolo dopo Cristo e poi principalmente dal nord Africa fino al settimo secolo dopo Cristo circa. Un ceramica molto resistente, da cucina, è invece quella prodotta localmente per diversi secoli, conosciuta come “ceramica di Pantelleria” o, con un termine anglosassone, “Pantellerian Ware”. Sull’isola ne è stata individuata in notevole quantità, ma veniva trasportata da Pantelleria su tutte le coste del Mediterraneo. Attestata anche la ceramica invetriata e, rara, quella con vetrina verde e decorazione a linee brune utilizzata in età medievale. Ma sono anche i frammenti anforici a testimoniare rapporti commerciali con quasi tutto il Mediterraneo; per l’età tardo-antica soprattutto con il Mediterraneo orientale oltre che con l’Africa settentrionale.
Tutta questa popolazione secondo te viveva di agricoltura o c’erano anche pescatori?
Sicuramente l’agricoltura permetteva la sussistenza agli abitanti di Cossyra. Doveva essere abbondantemente praticata l’olivocoltura, probabilmente più diffusamente rispetto ai nostri giorni. Impossibile immaginare che gli abitanti di Pantelleria in età ellenistica o romana non andassero a pescare.. . In qualche insenatura dell’isola esistevano delle piscinae, cioè delle vasche alimentate con acqua di mare in cui venivano attirati e allevati i pesci e i crostacei; vi sono anche probabili tracce di lavorazione dei prodotti ittici. Doveva esserci un forte legame fra mare e terra. La popolazione che abitava l’isola doveva godere dei benefici degli scambi transmarini. In una località interna dell’isola è stato ad esempio recuperato un frammento di anfora presumibilmente destinata al trasporto di vino con un bollo che ne documenta la provenienza in età ellenistica da Cnido, cioè dalle coste egee della penisola anatolica.
C’è una forte presenza di Arabi nei nomi, ma di archeologia araba se ne trova poca…
I primi contatti con il mondo arabo risalgono alla fine del settimo secolo dopo Cristo. e gli Arabi traslitterano anche il nome antico dell’isola, Cossyra. Arabi sono i toponimi legati soprattutto a caratteristiche del paesaggio: ad esempio Gebel, cioè montagna, Favare o Favarotta, toponimi che rimandano alla presenza di acqua, Khamma, cioè villaggio con acqua termale, toponimo diffusissimo nei Paesi di lingua araba, o Ziton, uliveto. Questi toponimi sono stati tramandati in quanto Pantelleria per secoli è stata una sorta di avamposto del mondo islamico, poi una base commerciale, e probabilmente veniva parlato l’arabo fino al XVI secolo. Ma dalle fonti arabe di XII e XIII secolo apprendiamo che sull’isola venivano sì raccolti cotone, fichi, mastice e lentischio, ma vi erano dei luoghi impraticabili agli esseri umani e delle capre inselvatichite. Quindi probabilmente gli Arabi non erano interessati ad una occupazione sistematica del territorio isolano.
Il dammuso secondo te è una costruzione araba o, come sostiene qualcun altro, è precedente?
Sicuramente costruzioni con copertura a volta erano molto diffuse nell’antichità, soprattutto nell’età romana e bizantina. La tipologia edilizia può essersi tramandata e perfezionata nei secoli, adattandosi alle esigenze ambientali di Pantelleria..
Utilizzavano già le cisterne
La raccolta dell’acqua piovana era largamente praticata nell’antichità, come ad esempio attestano i dati degli scavi archeologici di Cartagine. Non meraviglia quindi che a Pantelleria venissero utilizzate cisterne di dimensioni relativamente modeste rese impermeabili dal cocciopesto. Ma le cisterne dovevano integrare le altre risorse idriche isolane.
Come te lo immagini, ad esempio, il paese di Tracino, nel periodo di splendore dell’acropoli?
A Tracino probabilmente vi era un insediamento sparso, in cui vi erano abitazioni signorili, a giudicare dai materiali che si trovano nel terreno, provenienti dai commerci transmarini. In queste abitazioni venivano effettuate delle attività produttive, collegate soprattutto all’agricoltura, ma anche alla pesca praticata nel tratto di mare sottostante. Dovevano essere coltivati i cereali (rimangono nelle campagne le molae e i catilli per la macinazione), ma anche principalmente l’olivo (come attestano le basi di torchio e i contrappesi), la vite, il fico, il melograno, il mandorlo e venivano allevate le capre e probabilmente dei volatili, come è documentato ad esempio nei mosaici per le ricche fattorie romane del nord Africa. Forse dovevano essere presenti anche delle fortificazioni per il controllo della costa.
Il passito, il cosiddetto passum dei Romani, già veniva prodotto sull’isola?
Mancano notizie precise a riguardo, ma può darsi che questo vino venisse prodotto anche a Cossyra. Plinio il Vecchio, nel primo secolo dopo Cristo, nel suo trattato di Storia Naturale, loda il passum, in quanto tipico del mondo punico e rinomato in epoca imperiale romana. Probabilmente la vite sull’isola, come ora, era coltivata a terra o appoggiata su canne disposte a cerchio , similmente a quanto è documentato nell’’Africa settentrionale.
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