MAURO DE MAURO IL GRANDE DEPISTAGGIO

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Vincenzo Vasile è a Pantelleria per presentare il 17 agosto (ore 19) al Castello Barbacane il suo ultimo saggio “Mauro De Mauro – il grande depistaggio”, un’opera scritta a quattro mani con il giornalista Franco Nicastro, che ha iniziato la sua carriera professionale a “L’Ora” e che collabora con l’agenzia Ansa e il “Secolo XIX”. Nicastro è stato anche redattore del “Giornale di Sicilia” ed è autore di libri e saggi sulla mafia.

Vincenzo Vasile, giornalista di lungo corso, ha lavorato all’Unità, soprattutto come inviato, “coprendo” guerre locali come quelle di mafia e quelle del Golfo. Si è occupato di giustizia, trame e Quirinale. Ha diretto “L’Ora”, ha collaborato con “Il fatto quotidiano” e per nove anni con “Blu Notte” di Carlo Lucarelli (Rai Tre). Ha scritto diversi saggi, i più recenti “Salvatore Giuliano, bandito a tre strisce” (Baldini Castoldi Dalai), “Cha Guevara top secret” e “Era il figlio di un pentito” (Bompiani), la biografia “Pio La Torre” (Flaccovio) ed è uno degli autori del “Dizionario Enciclopedico delle Mafie” (Castelvecchi). E’ fiero di avere scritto già nel 1993 in un romanzo “Notizie esplosive“ (Pironti) dell’esistenza di una trattativa tra stato e mafia.

Con Franco Nicastro vi siete incontrati all’inizio del vostro percorso professionale al giornale “L’Ora”, lo stesso in cui De Mauro era una firma di punta, qual è il tuo ricordo?

La prima volta che lo incontrai avrò avuto quindici anni. L’Ora in quegli anni era diventato un punto di riferimento per il movimento degli studenti che prefigurò il ’68, io ed altri amici portavamo articoli ed interventi che venivano pubblicati in una pagina speciale dedicata agli studenti. In fondo allo stanzone della cronaca, appartato dietro a una sua scrivania con la sigaretta sempre accesa, la cicatrice in viso, l’andatura claudicante sembrava un personaggio dei film americani, un giornalista che dettava per telefono i suoi pezzi ai giornali con i quali collaborava, Il Giorno, ABC (un settimanale del tempo), spesso aiutandosi con una semplice scaletta di appunti, riuscendo a rispettare tutte le misure, l’ortografia e la sintassi. Una grande professionalità, un mito per gli stessi lettori che ne riconoscevano la firma in calce agli articoli più impegnativi, e una storia di vita tumultuosa, di cui portava i segni. Aveva militato nella Decima Mas di Junio Valerio Borghese ed era stato giudicato ed assolto da gravissime accuse dalle corti speciali nel 1945. Latitante era scappato da un campo di raccolta dei fascisti presi prigionieri ed era arrivato a Palermo sotto falso nome. Un personaggio così non te lo saresti aspettato a lavorare in un giornale come quello legato alla cultura più progressista frequentato dagli intellettuali antifascisti, come Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Vincenzo Consolo, Carlo Levi e Danilo Dolci.

Lo conoscesti già all’epoca?

In quegli anni ero un ragazzino e frequentavo la figlia minore di De Mauro, Junia, chiamata così dal padre in onore del comandante delle Decima Mas, Junio Valerio Borghese. Era la più brillante delle ragazze del movimento studentesco e io le chiesi che tipo di persona fosse suo padre. Lei mi rispose che da giovane era un fascista, un anarchico di destra, mentre era diventato un qualunquista di sinistra, non inquadrato e amico di molti democristiani.

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