E così fini, prima ancora di cominciare. C’era una volta, ma forse c’è ancora oggi, qualcuno qui a Pantelleria che non voleva l’Area Marina Protetta, per paura dei vincoli che la sua istituzione, per altro già prevista per legge da oltre vent’anni, avrebbe potuto comportare. Qualcuno che forse ha anche gioito, quando il Comitato Pro Parco Pantelleria, dopo alcuni anni di impegno fattivo per concretizzare la realizzazione di un’ "Area Marina Protetta" intorno alle coste dell’isola, finì miseramente nel nulla (nonostante nessuno abbia ancora provveduto a cancellarlo dal registro delle ONLUS (organizzazioni senza fine di lucro) nel quale quel Comitato era regolarmente iscritto.
Poi, più recentemente, ci sono stati altri che, quando hanno saputo che il governo Italiano nel dicembre del 2007 aveva approvato una legge che istituiva il Parco Nazionale dell’Isola di Pantelleria, si erano molto risentiti, e non solo qui sull’isola, Avvenne qui sull’isola nel gennaio del 2010, quando si seppe dell’istituzione del Parco Nazionale dell’Isola di Pantelleria e si arrivò a raccogliere qualche centinaio di firme contrarie al parco, un po’ per i soliti timori di ulteriori vincoli sull’isola, ma, a mio giudizio, soprattutto per non essere stati informati di quanto il Ministero dell’Ambiente interessato, in accordo con l’amministrazione comunale pantesca allora in carica, aveva progettato per l’isola… E ciò avvenne ignorando che proprio l’istituzione del Parco Nazionale di Pantelleria avrebbe dato all’isola la possibilità di godere di una maggiore indipendenza nella gestione del suo territorio, liberandola da certi vincoli amministrativi provinciali e regionali.
Ma questa opposizione al Parco Nazionale dell’Isola di Pantelleria ci fu anche fuori dell’isola. A livello regionale, infatti, non sfuggì questa maggiore indipendenza che sarebbe potuta derivare a Pantelleria da una tale istituzione nella gestione del suo territorio, grazie alla legge che prevede per i parchi nazionali un comitato di gestione composto da esponenti delle amministrazioni locali e centrali interessate, riducendo al minimo le competenze e le possibilità di intervento delle regioni, nel nostro caso della Regione Sicilia. Una istituzione, quella del Parco Nazionale del’isola, che avrebbe tra l’altro comportato anche quella dell’area marina protetta, ancora tutta da definire, nonostante le varie proposte avanzate da tempo e gli studi biocenotici già avviati dall’Ispra.
Quella indipendenza sui temi ambientali per Pantelleria sarebbe stata una occasione preziosa. Le avrebbe consentito, ad esempio, di verificare e modificare tutti i vincoli preesistenti, ma anche di determinarne di nuovi in funzione delle reali esigenze dell’isola. A riprova di ciò, e per far che sì che non si verificasse, nel Gennaio del 2008 la Regione Sicilia impugnò davanti alla Corte Costituzionale la legge istitutiva di quattro parchi nazionali sicilia, tra cui appunto quello di Pantelleria. Ma il 24 Gennaio 2009 la stessa Corte respinge il ricorso della Regione Sicilia e riconferma con una sua sentenza la legittimità della legge istitutiva del Parco Nazionale dell’Isola di Pantelleria… (vedi http://www.lexambiente.it/beni-ambientali/25/4805-Beni%20Ambientali.%20Parchi%20e%20riserve%20naturali.html ). Di un Parco Nazionale che però di fatto è rimasto solo sulla carta… Nonostante lo Stato nelle finanziarie successive alla legge istitutiva abbia messo da parte anche dei fondi in ragione di 250.000 € l’anno… Fondi dai quali dovrebbero essere tirati fuori i soldi per far fronte alle spese dovute all’ Ispra per le ricerche scientifiche sui fondali intorno all’isola, già avviate e poi sospese nel 2010 a seguito della raccolta delle firme contrarie all’istituzione del Parco Nazionale…
Ora siamo a questo punto… E, insieme al Parco Nazionale dell’Isola di Pantelleria, che tante possibilità concrete di sviluppo turistico per quest’isola avrebbe potuto e potrebbe dare, ma non dà restato com’è sulla "carta", anche l’area marina protetta ne fa le spese… Ma l’AMP non è neppure sulla carta, è addirittura in "alto mare"… Come in fondo è giusto che sia, se non fosse che si tratta di un Mare, quello di Pantelleria, al centro del Canale di Sicilia, minacciato da più parti ed oggi più di ieri. Un Mare che avrebbe bisogno di tutti i mezzi possibili per potersi difendere, mezzi che invece qui sull’isola rifiutiamo a cuor leggero, senza neppure renderci conto delle conseguenze di ciò che facciamo, o, ancora peggio, non facciamo…
Per fortuna c’è poi il dio del Mare Nettuno che ci pensa, e che certe difese per difendere il suo regno pare se le inventi senza pensarci due volte… E quando così avviene, le decisioni purtroppo vengono prese a cuor leggero, senza ragionare sulle effettive conseguenze. D’altronde ognuno bada alle sue funzioni e alle proprie responsabilità… Ecco allora che a proteggere il mare costiero di Pantelleria interviene la Capitaneria di Porto dell’isola, con una sua ordinanza a tutt’altro finalizzata. Non lo fa certamente per proteggere l’ambiente marino e la sua biodiversità, o per evitare che una pesca eccessiva, più o meno illegale distrugga i popolamenti, o ancora impedire che certi comportamenti danneggino l’habitat marno.. I motivi sono ben altri. Impedire, con divieti e con la minaccia di multe salate, che bagnanti, turisti, e pescatori, dilettanti o professionisti che siano, si espongano ad incidenti per la caduta di massi dalle pareti rocciose della costa… Ma di fatto l’ordinanza n° 44/2012 della Capitaneria di Porto di Pantelleria, emessa il 10/11/2012 (vedi http://www.guardiacostiera.it/capitanerieonline/ordinanze.cfm?id=76 ), effettua addirittura una protezione totale, tipica della zona A" di un’area marina protetta, per intenderci. E lo fa su una serie di fasce costiere che complessivamente interessano circa 8 km di lunghezza del perimetro dell’isola (una buona parte del totale), per una larghezza verso il largo di cento metri da riva.
In queste zone di mare, come recita l’art. 1 dell’ordinanza, è vietato l’ancoraggio, la balneazione, la pesca in qualsiasi forma, qualsiasi tipo di attività subacquea e di superficie, ed ogni altra attività marittima. Le zone interessate, tutt’altro che poche, sono tra le più belle dell’isola, antistanti le coste a picco più alte e spettacolari di Pantelleria e le cale comprese e adiacenti. Partendo da Pantelleria, in un ideale giro dell’isola in barca come d’estate decine di barche con migliaia di turisti son soliti fare, troviamo Cala dell’Alca, la Grotta di Sataria, la Grotta dei Palombi e la cala dello Sballo, la Cala delle Pietre Nere, la Cala delle Capre a Nikà, la Cala di Licata, la Cala di Punta Polacca, Salto la Vecchia, Punta di Bordoliccio, le Calette di Dietro L’isola, La Ficara, la Grotta del Formaggio, le calette dei Magazzinazzi, la Caletta Zeglévia, la Cala di Levante, La Caletta di Punta Zinedi, Punta Carace, e Cala Gadir. Ben 19 sono le zone interessate dall’ordinanza, che comportano il divieto ad ogni attività di diportisno nautico e attività connesse, praticata anche a livello individuale, bagnanti e subacquei per intenderci. Ma chi saprà segnalarle e indicarle a dovere, in modo da rendere possibile il rispetto del divieto anche da chi consapevolmente non intende assolutamente violarlo ? E chi poi lo farà rispettare come si deve nel periodo estivo, assicurando la necessaria certezza del diritto, e non l’incertezza della casualità, che porta all’anarchia, e da cui si uscirebbe tutti sconfitti una ennesima volta? I turisti che avranno un motivo in più per scappare da quest’isola che non sa dare certezze, e gli operatori marittimi (barcaioli e pescatori per intenderci) un’ennesima volta fregati, a loro insaputa. Ma chi è causa del suo mal, pianga sè stesso… Recita il detto, mai come questa volta pienamente valido.
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