“La pelle di Elisa”, è uno spettacolo teatrale a cura della Associazione Statale 114, che verrà proposto domenica 15 settembre 2013 ore 21.30 al Castello Barbacane. La Compagnia teatrale catanese ritorna a Pantelleria dopo il successo di “Medea”, lo splendido e particolare spettacolo presentato al Lago di Venere lo scorso agosto. Il testo di questa nuova proposta è di Carole Fréchette, tradotto da Salvo Gennuso, con Elaine Bonsangue e Gabriele Gonzo, le musiche e ambienti sonori di Giancarlo Trimarchi, i costumi di Elaine Bonsangue, video di Dalila D’amico, i disegni di Elisa Marchese, scena e regia di Salvo Gennuso, organizzazione di Silvio Parito e Anna Fina. La particolarità di questa proposta è che la messa in scena è stata elaborata durante una residenza a Pantelleria dei componenti dell’Associazione.
Ecco come Salvo Gennuso ci presenta l’evento:
“Eli è una donna che racconta storie, le racconta per un bisogno medico, ha bisogno di raccontare storie d’amore per impedire alla sua pelle di crescere e di soffocarla. Per questo lei sta davanti al pubblico, in mezzo al pubblico, perché non può fare altrimenti, Eli il personaggio, Elaine l’attrice: per impedirsi di scomparire, di essere sepolta dalla pelle che cresce senza spiegazioni, è necessario entrare nei bar, nei luoghi affollati, incontrare gente e raccontare storie d’amore: non importa siano vere. Importa sembrino vero, che diano fremiti a chi le ascolta. Ed è quindi necessario che chi ascolti, non sia passivo, che abbia una risposta non lineare, che la sua visione non sia estranea. Ma che succede quando tutte le storie che Eli ha accumulato sono già state raccontate? Qui entra in gioco il terreno che manca: Eli ne chiede al pubblico, il pubblico racconta la propria storia, tante storie, perché è sulle storie che si gioca la nostra esistenza, anche quando loro non fossero più che geografia.”
Ecco come Salvo Gennuso ci presenta l’evento:
“Eli è una donna che racconta storie, le racconta per un bisogno medico, ha bisogno di raccontare storie d’amore per impedire alla sua pelle di crescere e di soffocarla. Per questo lei sta davanti al pubblico, in mezzo al pubblico, perché non può fare altrimenti, Eli il personaggio, Elaine l’attrice: per impedirsi di scomparire, di essere sepolta dalla pelle che cresce senza spiegazioni, è necessario entrare nei bar, nei luoghi affollati, incontrare gente e raccontare storie d’amore: non importa siano vere. Importa sembrino vero, che diano fremiti a chi le ascolta. Ed è quindi necessario che chi ascolti, non sia passivo, che abbia una risposta non lineare, che la sua visione non sia estranea. Ma che succede quando tutte le storie che Eli ha accumulato sono già state raccontate? Qui entra in gioco il terreno che manca: Eli ne chiede al pubblico, il pubblico racconta la propria storia, tante storie, perché è sulle storie che si gioca la nostra esistenza, anche quando loro non fossero più che geografia.”
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