A Stoccolma il Rinascimento non c’è stato. La città, che sorge su 14 isole collegate da 57 ponti, ha soltanto 750 anni di storia. E così per costruire il palazzo del municipio, edificato tra il 1911 e il 1913, l’architetto Ragnar Osberg si è ispirato ai palazzi del nostro Rinascimento. Qui ogni anno, il 10 dicembre, ha luogo il banchetto del Premio Nobel. La sala ospita anche l’organo più grande del Nord Europa con 10.000 canne e 135 registri. La sala del consiglio comunale di Stoccolma è come un piccolo palazzetto dello sport con tribune che possono ospitare comodamente seduti fino a 200 cittadini per assistere alle sedute del consiglio comunale. La tappezzeria dell’immenso salone è stata intessuta in Italia. Saliamo fino in cima alla torre, dove si può ammirare il magnifico paesaggio dell’intera città dall’alto. Al ritorno intoniamo, vista l’altezza, “Volare”, subito appoggiati dal coro di altri turisti tra cui il gruppo di cinesi. Stoccolma è costruita con splendidi edifici attorno ai quali la natura è incontaminata, l’aria in questa stagione è fresca. La città ospita il primo parco nazionale urbano, l’Ekoparken, un tranquillo polmone verde ad un passo dalla fervente attività della capitale. Passeggiare tra i quartieri alti della città è bello. Trovi da visitare il Palazzo Reale con il tesoro della regina nei sotterranei, entri nel tempio della cultura, dove sono raccolti tutti i cimeli del premio Nobel. L’emozione è grande quando nell’immenso salone cammini e leggi il nome degli uomini che hanno fatto grande la scienza, la medicina, la letteratura e che hanno lavorato per la pace nel mondo. La tragedia arriva a sera quando devi cenare e guardi i prezzi esposti nei vari locali delle piazze o delle strette vie del centro. Un primo, non si capisce bene di quale pietanza, costa in corone l’equivalente di venti euro, una bottiglia di vino 40 euro, un secondo sui trenta euro. Ci vogliono 100 euro, insomma per cenare. Sono le cinque del pomeriggio e le cucine aprono alle sei. Prima di cambiare quartiere ci divertiamo a chiedere se hanno il passito o il moscato di Pantelleria. Un “procacciatore” di clienti che sta davanti alla porta di un ristorante svedese mi porta dentro e vuole farmi assaggiare a tutti i costi, un moscato francese. Dico che va bene, ma il vero moscato è di Pantelleria. La discussione è ascoltata dal “procacciatore” del ristorante di fronte che mi chiama e dice: “Noi l’abbiamo”.
“Avete cosa? – chiedo”.
“Il passito di Pantelleria – risponde”.
“E qual è?”
“Di Salvatore….”
“Murana. Salvatore Murana, scommetto”.
“Sì, è proprio quello”.
Non osiamo chiedere il prezzo che è messo nel ristorante per questo passito, il Martingana, perché qui già un primo va sui trenta euro.
Decidiamo di cambiare quartiere e prima di arrivare alla stazione ci salvano dei ragazzi che nel bar fanno anche una specie di pasta che con la fame che abbiamo ci sembra ottimo. Niente vino, comunque, i bar non possono vendere sostanze alcoliche. Ci accontentiamo dell’acqua che in tutta la Svezia è gratis, perché ovunque si può bere quella delle fontanelle e dei rubinetti. Costo finale meno di 20 euro.
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