Come sempre, dopo aver trascorso un periodo di vacanza (sempre troppo corto) sulla nostra amatissima isola, riparto con tanta malinconia, con gli occhi pieni delle meraviglie isolane ma anche con la testa piena di pensieri.
Alcuni di questi li condivido con voi, prendendo spunto da due esperienze personali vissute nel suggestivo castello Barbacane.
E’ stato bello vedere il nostro castello valorizzato al meglio, cornice di eventi molto interessanti, come l’incontro con l’assessore Stancheris e Le notti dell’archeologia. In entrambe le occasioni è stato posto un forte accento sulla questione della nostra identità storico-culturale.
Che patrimonio archeologico straordinario ha Pantelleria, che storia affascinante ha la nostra amata terra! La cooperativa Uros è stata eccezionale nel trasmettere ai presenti la sua passione. Andando però alla ricerca di tali siti sul territorio…ahimè, duole il cuore nel vedere come questi non siano propriamente valorizzati…difficile dunque capire e godere appieno dei nostri tesori. Intervenire per rendere questi luoghi fruibili e comprensibili ai visitatori è più che urgente se non vogliamo render vani gli sforzi di tanti studenti, che con curiosità e passione riportano alla luce reperti unici, e l’impegno dei nostri compaesani che hanno creduto e credono in questa risorsa.
In occasione dell’incontro con la Stancheris se n’è parlato, si è osservato come la cultura possa essere una valida risorsa per sviluppare e destagionalizzare il turismo. Si è parlato di promozione e marketing territoriale, della costruzione di un portale per promuovere l isola… Qualcuno ha anche affermato che "l’isola è turistica anche nelle pietre"… e questa frase mi ha molto colpito.
Pantelleria è un’isola bellissima, e questo nessuno può negarlo, ma credo che ancora sull’isola rimangano delle dinamiche inconciliabili con il turismo. Qualche esempio non nuovo: non c’è nulla di turistico nel nostro centro abitato, nell’area industriale, nel porto, nella caserma fatiscente, nel traffico disordinato, nella struttura "turistica" incompleta che ha reso orribile l’uscita dal paese verso Khamma, nelle televisioni, water e materassi che si trovano accanto ai cassonetti, nelle autobotti che circolano ad ogni ora anche in banchina, nell’odore di fogna che ha caratterizzato molte serate sul lungomare, nel rudere che imbruttisce non poco il porticciolo di Scauri, nelle barche che sfrecciano vicinissime alla costa senza rispetto dei bagnanti e dei pescatori. Tutto questo per alcuni è poca cosa rispetto alla bellezza del tramonto di Scauri, ma per altri – in particolare per un turista straniero, visto che si parla molto di apertura ai mercati esteri – potrebbe essere molto importante. Su questo fronte si deve assolutamente lavorare per poter rendere Pantelleria un’isola veramente turistica.
Nel corso di queste due serate “culturali”, un altro aspetto ha attirato la mia attenzione: la debole presenza degli isolani.
Ho l’impressione che l’attenzione per la storia e la cultura di quest’isola sia oggi riservato solo a pochi, isolati esperti, archeologi, studiosi e ad un ristrettissimo gruppo di panteschi. A mio parere, il lavoro di professionisti e appassionati dovrebbe essere accompagnato da una maggiore e diffusa consapevolezza all’interno della comunità locale.
La conoscenza della nostra storia, la riscoperta delle nostre tradizioni e dei nostri sapori, l’affermazione della nostra identità culturale sono fondamentali se vogliamo preservare l’unicità della nostra isola e la peculiarità della nostra comunità. Troppo spesso infatti sembriamo così abituati a vivere l’isola da non riuscire più ad appezzarla completamente e ad avere la giusta curiosità per le nostre radici.
Sarebbe un peccato mortale se si pensasse alla cultura, ai siti archeologici, alle tradizioni popolari solo come strumenti per attrarre il turismo dimenticando il pantesco e la necessità di cultura che c’è sul nostro territorio. Dovremmo essere noi panteschi i primi a riscoprire il nostro territorio se vogliamo far conoscere ai nostri figli, e in seguito al turista, la bellezza dei nostri luoghi e della nostra storia e trasmettere l’amore e il rispetto per questa terra. Credo che le istituzioni e in particolare le scuole possano fare davvero molto…
Grazie tante per lo spazio
Marta Brignone
Alcuni di questi li condivido con voi, prendendo spunto da due esperienze personali vissute nel suggestivo castello Barbacane.
E’ stato bello vedere il nostro castello valorizzato al meglio, cornice di eventi molto interessanti, come l’incontro con l’assessore Stancheris e Le notti dell’archeologia. In entrambe le occasioni è stato posto un forte accento sulla questione della nostra identità storico-culturale.
Che patrimonio archeologico straordinario ha Pantelleria, che storia affascinante ha la nostra amata terra! La cooperativa Uros è stata eccezionale nel trasmettere ai presenti la sua passione. Andando però alla ricerca di tali siti sul territorio…ahimè, duole il cuore nel vedere come questi non siano propriamente valorizzati…difficile dunque capire e godere appieno dei nostri tesori. Intervenire per rendere questi luoghi fruibili e comprensibili ai visitatori è più che urgente se non vogliamo render vani gli sforzi di tanti studenti, che con curiosità e passione riportano alla luce reperti unici, e l’impegno dei nostri compaesani che hanno creduto e credono in questa risorsa.
In occasione dell’incontro con la Stancheris se n’è parlato, si è osservato come la cultura possa essere una valida risorsa per sviluppare e destagionalizzare il turismo. Si è parlato di promozione e marketing territoriale, della costruzione di un portale per promuovere l isola… Qualcuno ha anche affermato che "l’isola è turistica anche nelle pietre"… e questa frase mi ha molto colpito.
Pantelleria è un’isola bellissima, e questo nessuno può negarlo, ma credo che ancora sull’isola rimangano delle dinamiche inconciliabili con il turismo. Qualche esempio non nuovo: non c’è nulla di turistico nel nostro centro abitato, nell’area industriale, nel porto, nella caserma fatiscente, nel traffico disordinato, nella struttura "turistica" incompleta che ha reso orribile l’uscita dal paese verso Khamma, nelle televisioni, water e materassi che si trovano accanto ai cassonetti, nelle autobotti che circolano ad ogni ora anche in banchina, nell’odore di fogna che ha caratterizzato molte serate sul lungomare, nel rudere che imbruttisce non poco il porticciolo di Scauri, nelle barche che sfrecciano vicinissime alla costa senza rispetto dei bagnanti e dei pescatori. Tutto questo per alcuni è poca cosa rispetto alla bellezza del tramonto di Scauri, ma per altri – in particolare per un turista straniero, visto che si parla molto di apertura ai mercati esteri – potrebbe essere molto importante. Su questo fronte si deve assolutamente lavorare per poter rendere Pantelleria un’isola veramente turistica.
Nel corso di queste due serate “culturali”, un altro aspetto ha attirato la mia attenzione: la debole presenza degli isolani.
Ho l’impressione che l’attenzione per la storia e la cultura di quest’isola sia oggi riservato solo a pochi, isolati esperti, archeologi, studiosi e ad un ristrettissimo gruppo di panteschi. A mio parere, il lavoro di professionisti e appassionati dovrebbe essere accompagnato da una maggiore e diffusa consapevolezza all’interno della comunità locale.
La conoscenza della nostra storia, la riscoperta delle nostre tradizioni e dei nostri sapori, l’affermazione della nostra identità culturale sono fondamentali se vogliamo preservare l’unicità della nostra isola e la peculiarità della nostra comunità. Troppo spesso infatti sembriamo così abituati a vivere l’isola da non riuscire più ad appezzarla completamente e ad avere la giusta curiosità per le nostre radici.
Sarebbe un peccato mortale se si pensasse alla cultura, ai siti archeologici, alle tradizioni popolari solo come strumenti per attrarre il turismo dimenticando il pantesco e la necessità di cultura che c’è sul nostro territorio. Dovremmo essere noi panteschi i primi a riscoprire il nostro territorio se vogliamo far conoscere ai nostri figli, e in seguito al turista, la bellezza dei nostri luoghi e della nostra storia e trasmettere l’amore e il rispetto per questa terra. Credo che le istituzioni e in particolare le scuole possano fare davvero molto…
Grazie tante per lo spazio
Marta Brignone
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