A supporto della campagna da oggi è online il primo di una serie di video sul rapporto uomo-biodiversità nel canale di Sicilia (guardalo su wwf.it/ilpetroliomistastretto). Questo video è la seconda puntata del Manuale di Active Citizen Mediterraneo, la piattaforma online che invita a un nuovo modo di essere cittadini, informare e generare azioni a tutela del Mediterraneo di Qualità, su cui tutti sono invitati a postare i propri video e commenti.
“Dove tutte le navi passano, dove tutti i pescatori pescano, nel cuore più prezioso del Canale di Sicilia, lo Stato Italiano vorrebbe trasformare il tragitto, da libero qual è, ad una corsa ad ostacoli sotto il segno del petrolio – ha detto Marco Costantini, responsabile mare del WWF Italia, riprendendo il testo della petizione online – Il WWF vuole fermarlo creando una nuova area protetta a Pantelleria, un obiettivo che possiamo raggiungere solo con l’aiuto dei cittadini di Pantelleria e dei tantissimi cittadini italiani e europei che firmeranno la nostra richiesta.”
IMPATTI “ESPLOSIVI” – LE OSSERVAZIONI WWF
Attività impattanti come la ricerca prima e l’eventuale estrazione di idrocarburi, rischiano infatti di arrecare danni gravi ed irreparabili alle tante specie che frequentano il canale di Sicilia con possibili ripercussioni anche economiche per le diverse centinaia di persone che operano nel settore della pesca e del turismo, in una delle aree più belle e incontaminate del Mediterraneo.
La ricerca di idrocarburi in mare avviene con la tecnica dell’air gun, sistema che utilizza l’espansione nell’acqua di un volume di aria compressa che genera un fronte di onde di pressione acustica direttamente nell’acqua circostante. Il suono si propaga in acqua e nel sottosuolo marino per individuare i giacimenti. Questi arrecano danni temporanei o duraturi gravi, fino alla morte in taluni casi, per numerose specie marine come i cetacei, come oramai la casistica dimostra, le tartarughe marine, i banchi di pesci pelagici.
Come se ciò non bastasse l’intera zona è considerata ad alta pericolosità sismica con la presenza a poche decine di chilometri di vulcani sottomarini ancora attivi. Tale sismicità genera fattori di rischio inconciliabili con le attività estrattive petrolifere, a meno che, con inammissibile superficialità si voglia mettere a repentaglio la vita stessa delle persone in maniera esponenziale, poichè si verrebbe a sommare al rischio vulcanico e sismico, quello industriale, con una sequenza di catastrofi difficilmente immaginabili.
A fronte di tutto ciò, gli studi di impatto ambientali presentati dalle compagnie petrolifere relative ai progetti di ricerca appaiono superficiali e lacunosi e non danno, a parere del WWF, nessuna garanzia che un ecosistema così delicato e prezioso possa sopportare le eventuali ripercussioni dell’industria degli idrocarburi.
Per questo il WWF auspica fortemente che la commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente accolga le osservazioni presentate e respinga le istanze delle compagnie petrolifere a tutela del Canale di Sicilia.
Il WWF ricorda che in Italia si contano già, a mare e sulla terraferma, 202 concessioni di coltivazione, 117 permessi di ricerca, 109, istanze di permesso di ricerca, 19 concessioni di coltivazione, 3 istanze di prospezione.
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