UNA SERATA DI MEMORIA STORICA PER NON DIMENTICARE I VIAGGI DELLA SPERANZA

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L’evento “Controcarretta della speranza Azione collettiva di arte contemporanea in memoria dei viaggi della speranza”, organizzato presso il Cineteatro di Scauri, è stato una testimonianza di memoria storica attorno a eventi dolorosi che hanno però rappresentato per la comunità pantesca un importante momento di crescita e di condivisione. La serata è iniziata con una breve lettura tratta dal racconto di Sciascia: “Il lungo viaggio”, nel quale si narra di un gruppo di siciliani che decidono di emigrare in America, affidandosi a persone rivelatesi poi dei truffatori. Storie antiche e moderne che si sovrappongono, proponendo sogni, speranze, sofferenze e delusioni comuni a tante esperienze.
Simone Ialongo ha spiegato che il fine ultimo dell’iniziativa, intrapresa attraverso l’azione collettiva di arte contemporanea, è quello di attirare l’attenzione su una vicenda sociale drammatica che da decenni si ripete sulle coste dell’Italia e non solo. Tragedie che viaggiano sempre sul filo dell’emergenza e che gli Stati non riescono ad affrontare in maniera diversa. Gli artisti coinvolti nella “Controcarretta” sono circa una ventina e alcuni di loro sono chiamati oggi a realizzare le loro opere durante il periodo di permanenza a Pantelleria, da marzo a settembre 2013, nella casa di Simone, in località Rekhale. Un lavoro che prevede un contatto diretto con l’isola e la sua gente, una ricerca di armonia attraverso l’esperienza con le differenze. Particolare la proposta di Giuseppe che lancia l’idea di riutilizzare le barche degli immigrati come aiuole cariche di fiori, da collocare in spazi pubblici dell’isola. Non meno originale l’opera di Pasquale che pensa di realizzare una figura gigante su una barca, utilizzando pane raffermo: “Le persone mi vedranno lavorare vicino al porto di Scauri – ha detto – chiedo la collaborazione di tutti per avere la materia prima, il pane vecchio appunto. In parte andrò a recuperarlo dai panifici dell’isola, ma anche le persone in sala mi possono dare un aiuto per recuperarne altro.” I vari lavori realizzati verranno poi esposti in diverse località italiane e il 14 settembre prossimo sarà effettuato un viaggio della speranza al contrario, con partenza da Pantelleria ed arrivo sulle coste tunisine. L’idea è quella di utilizzare una barca usata dai clandestini dopo averla ristrutturata.
Durante la serata, Salvatore Gabriele, direttore di Pantelleria Internet, ha coinvolto i presenti per ricordare alcuni momenti del 13 aprile di due anni fa, quando lo sbarco sull’isola di 198 immigrati si concluse tragicamente con la morte di tre persone. In quell’occasione tutta Pantelleria si mosse attivando una grande azione di solidarietà. Erik Vallini, della Associazione Misericordia ha ricordato la forte emozione nel vedere i naufraghi ospitati in emergenza nella piccola cappella dell’Ospedale: “Ho un’immagine particolare che porto sempre con me, la chiesetta dell’ospedale con tutte queste persone a terra che venivano curate. Erano sistemate vicine l’una all’altra, cercavano di scaldarsi con le coperte che erano state portate. Il crocifisso appeso dietro l’altare sembrava guardare tutte queste persone disorientate, impaurite, sofferenti a causa dei giorni trascorsi in mare in condizioni pietose. In quel momento ho pensato alla casa di Dio che diventava la casa dei miei fratelli sfortunati che avevano bisogno di noi. Durante le azioni di salvataggio ho visto i soccorritori agire d’istinto senza pensare al pericolo, incuranti del rischio che loro stessi correvano. Quando ci sono le regole non le sappiamo rispettare ma forse quando gli uomini agiscono senza vincoli, a volte inadeguati, sanno organizzarsi al meglio e raggiungere risultati efficaci”
Riccardo Barraco, della Protezione Civile, racconta le azioni concitate di quella mattina: “Siamo stati chiamati dai Carabinieri, al porto c’erano anche i ragazzi della Guardia Costiera. Ricordo il Comandante della Motovedetta con il quale eravamo in contatto radio, che gridava: – Si sono schiantati, si sono schiantati all’Arenella -. Ci siamo precipitati sul posto, il primo impatto è stato disastroso. C’erano tante persone che cercavano di uscire dall’acqua, non stavano in piedi, erano stremate. Con gli occhi sgranati cercavano aiuto e non sapevamo chi soccorrere prima. Tutto il popolo pantesco ha realizzato poi una cosa incredibile, in tre ore si è attivata una catena umana incredibile e in tempi minimi tutte le persone arrivate sugli scogli dopo giorni che non mangiavano e non bevevano sono state curate e rifocillate.” Anche Gabriele Galanti della Guardia Costiera ricorda la propria esperienza vissuta assieme ai sub e alle altre forze presenti. “La barca si avvicinava e si allontanava dagli scogli, sbattuta dal mare in burrasca, c’era gente che si buttava a mare per cercare la salvezza. Ci siamo organizzati in fretta senza nemmeno parlare, ho aiutato Camille a raggiungere la riva, è stato l’ultimo a scendere dalla barca.”
La dottoressa Marisa Di Piazza, primario del reparto di Medicina dell’ospedale isolano, racconta le azioni di soccorso prestate all’interno del presidio, tutto il personale, anche quello in riposo, è stato attivato. Con tenerezza parla dei bambini: “Tutto l’ospedale è stato messo al servizio di queste persone. Soprattutto i bambini erano spaventati, li abbiamo sistemati in reparto accanto alle loro mamme, abbiamo scaldato latte, tanto latte e biscotti. Dall’isola arrivava ogni tipo di aiuto. Gli adulti sono stati poi portati al Centro di accoglienza dove l’assistenza sanitaria è continuata anche nei giorni seguenti.” Sara Marino, dell’Associazione “Dai un sorriso”, che si è occupato soprattutto dell’assistenza ai bambini nei giorni seguenti, parla con la voce rotta dall’emozione: “Le mamme e i bambini sono poi state trasferite in albergo… quel giorno l’Africa è venuta a casa nostra, i panteschi hanno saputo aiutare con grande generosità, hanno messo cuore e braccia.” Dopo lo sbarco, Mariano Rodo ha ospitato a casa l’intera famiglia di Camille, rimasto vedovo con cinque figli, e ancora oggi la supporta con affetto: “Ha fatto tutto mia moglie – ha spiegato – quella mattina ha detto che se c’erano dei bambini lei li avrebbe portati a casa e così è avvenuto. Durante le operazioni di assistenza, dopo il naufragio, mi ha colpito la compostezza delle persone che venivano da giorni di digiuno e di sofferenza. Hanno dato valore a ciò che spesso noi nella quotidianità non sappiamo vedere.” Rosanna Gabriele, presidente del Rotary Club ha consegnato agli organizzatori della serata una barca in miniatura, a memoria degli avvenimenti che hanno coinvolto l’intera Pantelleria.
La serata si è conclusa con la proiezione delle belle immagini legate alla tesi di laurea di Marina Chirco, presentata all’Accademia delle Belle Arti di Trapani. Un racconto di viaggi della speranza, della ricerca, dell’esplorazione e della solitudine. E’ stato detto che all’inizio di ogni viaggio c’è sempre un sogno…per alcuni immigrati arrivati sulle nostre coste il sogno si è infranto sugli scogli di pietra nera.
Giovanna Cornado Ferlucci

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