Caro Direttore,
dopo aver letto i due recenti articoli in merito alla problematica del nostro caro amico coniglio, inviterei, innanzitutto, tutti gli agricoltori ad effettuare le segnalazioni di danno alle colture alla Ripartizione Faunistica Venatoria. Questo non tanto nella mera speranza di ricevere un domani un misero risarcimento, che non ripagherebbe sicuramente il duro lavoro, ma perché è uno, il primo a mio avviso, degli strumenti per porre l’attenzione sul problema a livello regionale. In teoria la Ripartizione sarebbe tenuta quantomeno a verificare la consistenza e la natura del danno. Ricordo ancora una chiacchierata informale, non tanto tempo addietro, con un tecnico della Ripartizione, durante la quale gli comunicavo il problema sempre più crescente. La risposta da parte sua fu: “Ma lei ha idea di quante segnalazioni ci arrivano? Si possono contare sulle dita di due mani. Sono pochissime!”
In più occasioni, la Ripartizione Faunistico-Venatoria della Regione ha sollevato l’allarme per l’eccessiva abbondanza delle popolazioni di coniglio sull’isola, esprimendo parere favorevole per la cattura e/o l’abbattimento controllato dei conigli selvatici. In passato, infatti, le campagne di controllo della popolazione cunicola furono effettuate sotto il diretto controllo della Ripartizione Faunistica di Trapani, come del resto è previsto dalla legge. Tuttavia oggi i piani di abbattimento sono di fatto non praticabili in Sicilia. Sebbene la Legge Nazionale 157/1992 consenta, "per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche" piani di abbattimento finalizzati al controllo delle specie di fauna selvatica (Art. 19, comma 2), in Sicilia, per norma, non è attualmente possibile l’abbattimento selettivo nel caso di comprovati e consistenti danni alle attività agricole. Viene quindi lasciata come unica alternativa il controllo della fauna selvatica con mezzi ecologici o con piani di cattura e traslocazione, ritenuti peraltro in passato, dallo stesso Istituto Nazionale Fauna Selvatica (oggi ISPRA), scarsamente efficaci in una realtà come quella pantesca.
L’impossibilità degli abbattimenti è dovuta alla normativa regionale: infatti la L. R. 33/97 recita all’art. 4 comma 3 che l’assessorato per l’agricoltura “può autorizzare piani di cattura o, per imprescindibili esigenze sanitarie, piani di abbattimento selettivo”. Tali esigenze sanitarie si dovrebbero riferire a evidenti minacce per la salute umana, o quantomeno per gli animali da allevamento. Ciò vuol dire che la citata mixomatosi, non trasmissibile all’uomo nè ad animali domestici, non possa essere presa a motivazione di piani di controllo. Del resto la mixomatosi è una malattia che riduce la densità cunicola e quindi gioca a favore degli agricoltori!.
La successiva L.R. 12/2008 consente piani di abbattimento della fauna selvatica, ma solo all’interno dei Parchi e delle Riserve nel caso di abnorme proliferazione di singole specie selvatiche, tali da compromettere l’equilibrio ecologico degli ecosistemi naturali esistenti. Quindi non per risolvere o ridurre i danni all’agricoltura. Quello che manca in realtà, non è un semplice censimento dell’ISPRA, ma un più complesso piano di controllo da sottoporre al parere dell’ISPRA che non dovrebbe effettuare un censimento, ma valutare ed approvare un progetto di intervento redatto da tecnici qualificati. Uno strumento normativo che consenta di intervenire tramite abbattimento, oltre ovviamente ai fondi necessari per realizzare tale intervento. In definitiva solo una modifica della legge regionale attualmente vigente (in particolare l’articolo 4 della L.R. 33/1997) potrebbe essere risolutiva, legge che in un certo qual modo dovrebbe uniformarsi o prendere spunto da quella nazionale sopracitata.
Pertanto quello che mi auguro è che l’annunciata “Nuova normativa”, citata nell’articolo del 24 aprile, percorra la strada della modifica della legge regionale. Vedremo!!
Graziella Pavia – Agronomo
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