IL VERO MONUMENTO AI MIGRANTI

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Caro Direttore,
credo che dovremmo essere noi il vero monumento ai migranti. Nel senso che dovremmo avere coscienza del loro dramma e delle profonde ingiustizie che determinano i loro drammatici viaggi verso condizioni di vita migliori. Ricordiamo peraltro che la loro traversata è comunque segnata dalla sofferenza, anche quando non termina con un naufragio. Dicevo che se avessimo sempre presente che parliamo di esseri umani costretti a fuggire dal loro Paese per pressioni politiche e/o economiche, e se gli Stati dessero loro normale accoglienza, invece di braccarli, forse non ci sarebbe bisogno di monumenti, ma sappiamo che non è così e allora un monumento è un modo di ricordare un oltraggio, di scuotere la nostra distrazione, di sollecitare una riflessione. Difficile è stabilire quale sarebbe il monumento più adeguato a ricordare il loro sacrificio. Cos’è un monumento, che significato ha? Credo sia giusto non spendere troppi soldi in opere che celebrano solo se stesse. Credo alla buona fede di Filippo Panseca, da tanti anni legato a Pantelleria, ma credo anche che non dovremmo pensare a qualcosa di faraonico e di troppo costoso. Forse basterebbe piantare una palma, simbolo che accomuna tutti i migranti che guardano alle nostre coste, ed essere capaci poi di curarla. O magari, se fosse possibile, sarebbe bello poter ascoltare a Pantelleria la voce di questi popoli attraverso le loro canzoni popolari e quindi la loro vitalità, la loro umanità, la loro ricchezza, tutti valori che ancora possono trasmetterci, se solo volessimo ascoltare. C’è più bisogno di conoscerli e rispettarli da vivi, che non di celebrarli da morti.
Giancarlo Scialanga

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