Verrà presentata stasera alle ore 21.30, la prima fatica letteraria di Antonietta Valenza,” Viaggio senza confini”. A far da cornice il Castello Medioevale, di recente restituito alla fruizione della comunità isolana.
In quest’opera dal sapore autobiografico Antonietta Valenza tratteggia, con fugaci pennellate, l’isola di oggi e di ieri, con scorci, personaggi, colori ed una chiara identità culturale nota ai più. Pantelleria, infatti, assurge non solo a mero contesto territoriale di riferimento, ma a vera e propria copratoganista della storia. La battaglia in seno al nucleo familiare contro la subordinata condizione femminile, l’opposizione paterna agli studi, la fuga dall’isola e l’impegno nella formazione come necessità di riscatto, il ritorno a Pantelleria per un amore mai sopito, l’ostile inamovibilità dei suoceri per un rapporto poco convenzionale, l’impegno quotidiano, anche in costanza di matrimonio, nel raggiungimento di un buon equilibrio tra la vita domestica ed il lavoro sono soltanto alcuni dei temi in cui il lettore – rectius, la lettrice – nostrano potrà attingere spaccati di vita non così lontani dal suo personale vissuto.
In occasione della imminente presentazione del libro, Antonietta Valenza si è raccontata ai lettori di Pantelleria Internet.
Quali fattori ti hanno indotta a pubblicare la tua autobiografia?
Nella mia vita la scrittura ha sempre assunto una funzione prettamente catartica. Ero un adolescente molto problematica, con un fisico molto più sviluppato rispetto a quello delle coetanee, con un nome che non amavo, ricca di tanta voglia di fare e costruire che veniva prontamente sedata in ogni sua manifestazione. Affidare le mie riflessioni alla scrittura ha costituito, in passato, uno sfogo importante per un mondo interiore particolarmente travagliato. Negli ultimi anni, poi, la personale frequentazione della Libera Università dell’Autobiografia è stata un incentivo molto forte per la pubblicazione della mia storia. Ho selezionato alcuni dei momenti più significativi della mia vita, enfatizzando, in particolar modo, i profili connessi all’importanza dell’istruzione, alla lotta –mai del tutto esauritasi – contro le convenzioni e per la realizzazione personale, perché possano tradursi in un punto di riferimento ed uno stimolo per chi, tutt’oggi, si trova a dover affrontare le medesime difficoltà. Ho profuso molto impegno nello studio ed ho lottato disperatamente per poter conseguire il titolo accademico giacché son stata sempre profondamene convinta che mi avrebbe consentito di riscattarmi, di scoprire nuovi mondi e soprattutto di realizzarmi anche nonostante il contesto di provenienza; proprio per questi motivi vorrei che i giovani di oggi fossero più consapevoli dell’importanza, sempre attuale, della formazione per la propria affermazione.
Nel libro Pantelleria è stata descritta come un luogo in cui si condividevano gioie e dolori, in cui ci si sentiva cinti nel calore di un abbraccio quasi corale; ritieni che l’isola risponda ancora a questi crismi?
Mi rincresce dover riconoscere che, negli anni, l’isola ha mostrato e continua a mostrare tratti distintivi che si discostano da quelli vissuti nel corso della mia infanzia e giovinezza e che probabilmente stiamo perdendo il nostro senso di identità ed il sostegno reciproco. Un altro dei fattori determinanti nella pubblicazione dell’opera è costituito, infatti, anche dall’esigenza di lanciare un messaggio di amore e rispetto reciproco, di fratellanza e solidarietà, tutti sentimenti che hanno costituito un collante importante tra i nostri avi. Voglio cogliere quest’occasione per ringraziare pubblicamente quelle persone che mi hanno dimostrato sincera vicinanza negli scorsi mesi per un lutto molto importante nella mia famiglia.
Il fattore educativo, sia nell’ambito familiare che scolastico, costituisce un leitmotiv del libro. Quale ritieni debba essere il principale insegnamento cui deve improntarsi l’educazione?
Ho sempre confidato molto nella maieutica ed in famiglia, così come nei numerosi anni di insegnamento letterario, ho perseguito un dialogo costante, conscia dell’importanza di aprirsi all’altro e di saper davvero ascoltare. Ho sempre cercato di proporre le mie idee senza mai imporle, di essere critica e di spronare alla critica, di aver la sensibilità di cogliere il momento più opportuno per lanciare un messaggio, di convertire i momenti di tensione in momenti di crescita personale sempre grazie alla dialettica.
Nell’autobiografia emerge il quadro di un angelo del focolare perfetto, con figli bellissimi ed intelligentissimi, dotata di un cospicuo patrimonio immobiliare, un’insegnante invidiata, un’imprenditrice realizzata …. vogliamo rivelare qualche debolezza?
Ritengo che un mio limite sia non riuscire a stare da sola. Riesco a sprigionare la mia forza solo grazie al sostegno di chi mi sta sinceramente accanto, senza i miei cari difficilmente avrei potuto raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissa e troverei la forza per affrontarne di nuovi.
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