Pantelleria Internet ha incontrato la Prof.ssa Enza Corrente Sutera in occasione dell’evento intitolato "U rispettu è misuratu …. cu rispetta è rispittatu – Essere educatori oggi: istruzioni per l’uso", organizzato per idomani 8 agosto, alle ore 21.15, dalle Associazioni A.Ge, Lions Club e Rotary Club di Pantelleria, presso il Castello Barbacane.
Enza Corrente Sutera, pantesca di nascita, è psicologa e giornalista, nonché professore a contratto presso la facoltà di medicina delle Università Cattolica e Statale di Brescia; collabora con riviste specializzate ed è autrice di testi divulgativi tradotti anche oltralpe; ha tenuto corsi di formazione, con particolare riferimento alle problematiche giovanili, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.
Quali sono le ragioni per cui oggi si ritiene che sia venuto meno il rispetto dei giovani nei confronti degli adulti?
Ritengo che non sia corretto affermare che le nuove generazioni sono irrispettose, inadeguate, sfrontate nei nostri confronti. Persino nel codice di Hammurabi si legge che non esistono più i giovani di una volta! Dobbiamo semmai acquisire una prospettiva critica e, soprattutto, autocritica ed interrogarci su quali siano le profonde ragioni di quello che – erroneamente – riteniamo trattarsi di mancanza di rispetto.
Inoltre, non deve essere sottovalutato che la capacità di apprendimento dei nostri figli oggi è molto più rapida di quella delle passate generazioni perché diversi sono i canali di informazione e la loro fruibilità. Accade sovente, infatti, che l’adulto si trovi assolutamente disorientato dinanzi alle conoscenze acquisite dal piccolo e finisce per perdere, agli occhi di quest’ultimo, l’autorità che, invece, secondo i modelli cui siamo abituati, dovrebbe assumere.
In cosa deve sostanziarsi, secondo lei, l’educazione?
I genitori devono compiere lo sforzo di comprendere cosa succede nella vita dei propri figli e non vivere di rendita degli insegnamenti ricevuti, seguendo il modello educativo che è stato loro impartito. Dobbiamo renderci conto, inoltre, che l’educazione che impartiamo non si articola esclusivamente di meri insegnamenti labiali, ma necessita prevalentemente di attingere dalla realtà fenomenica circostante, dal nostro modo di relazionarci nel mondo e col mondo. Dobbiamo cercare di fornire sempre meno modelli teorici di riferimento, disancorati dalla realtà, e divenire testimoni grazie al nostro concreto e quotidiano operare: ritengo che questo sia un concetto davvero chiave nell’ambito educativo e tengo a stressarlo particolarmente.
È corretto avvalersi dello stesso modello educativo per i figli, a prescindere della loro identità sessuale?
I ragazzi e le ragazze devono essere educati in modo differente, ma non certo per la tradizionale e discriminatoria “funzione” che uomini e donne dovrebbero rivestire nella società secondo quegli schemi che vorremmo superati del tutto, ma, semmai, perché sono oggettivamente ed inconfutabilmente diversi nell’animo. Per questo motivo dobbiamo educare i figli a divenire uomini e le figlie donne.
Vi sono altri attori fondamentali, oltre ai genitori, che possono rivestire un ruolo educativo?
I nostri figli, oggi, sono abituati a relazionarsi, sin da piccoli, con contesti molto differenti come la scuola, la chiesa, i centri sportivi, gli scout, per citarne soltanto alcuni. Appare evidente, dunque, che non può essere soltanto il nucleo familiare ad incidere significativamente nella sfera educativa dei nostri figli e che tutti i soggetti che gravitano in questi contesti devono farsi portatori sani di un messaggio educativo, anzi, meglio, come sopra evidenziato, testimoni. Nei contesti ricreativi, ad esempio, i nostri figli non si sentono di dover “contestare”, come per esempio accade spesso in famiglia, e sono quindi più pronti ad ascoltare la figura di riferimento, allenatore o capo scout che sia. Queste figure sono davvero preziosissime e, se non ricoprono anche una funzione educativa, è davvero grave.
Sta infine al genitore relazionarsi con le figure di riferimento di questi vari settori al fine di acquisire una conoscenza del figlio che sia il più possibile completa proprio perché il modo di essere di quest’ultimo varia profondamente a seconda del contesto in cui si trova.
Lei, che vive e lavora tra Pantelleria e Brescia, in cosa ritiene che si discostino i problemi che affliggono adolescenti e genitori dell’isola e del “continente”?
Fino a circa quindici anni fa vi erano delle profonde ed evidenti differenze tra giovani ed adulti delle due realtà, ma oggi, grazie sempre all’effetto globalizzazione ed agli stimoli mediatici, i due contesti territoriali possono considerarsi tendenzialmente sovrapponibili.
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