Cecilia ha un faccione grande grande e gli occhi colore del suo mare, il mare del nord dell’Europa. Arriva al momento giusto per mettere fine all’angoscia e alla sensazione di trovarsi in un paese di fantasmi. A Branno oggi non c’è la neve e neanche il ghiaccio, in un pomeriggio d’agosto l’isola ci regala un sole caldo nell’unica via che attraversa le case di legno tutte uguali. Cecilia parla, ha voglia anche lei di fare conversazione in mezzo a questo silenzio. Scopriamo che Branno è un paese abitato da gente che non lavora qui. Ogni giorno fa la spola con la terraferma che da queste parti si chiama Goteborg. E’ la seconda città della Svezia ed è circondata da isole, le isole del sud dove ci troviamo, le isole del nord che visiteremo domani. Isole, tante isole, un arcipelago che il battello attraversa veloce. Cecilia fa il prete. Cura le anime di una comunità protestante nell’isola. Vive in estate a Branno, poi anche lei ritorna in città. “Queste isole fino ad alcuni anni fa erano di esclusiva proprietà militare dello Stato, poi sono caduti i segreti e la gente è ritornata a viverci. Non sono tutti turisti. Perlopiù è gente locale che ha ereditato da generazioni un pezzo di terra o la casa”. Girando l’isola le uniche piante da frutto che abbiamo visto sono mele, coltivate in giardino. Piccole mele verdi e rosse che si affacciano dalle recinzioni delle case. Quando diciamo che siamo siciliani, siciliani di un’altra isola, Cecilia scoppia a ridere. “Io mi chiamo Cecilia – dice – in onore della Sicilia dove mio padre era andato. Una terra della quale si era innamorato”. A Branno si gira a piedi o in bicicletta, ma non è consigliabile perché sono tutte senza freni. L’isola l’attraversi in venti minuti e devi essere puntuale se vuoi prendere all’imbarcadero ad ovest un altro traghetto per continuare il viaggio verso Styrso. Salutiamo Cecicila ed il suo anziano marito non prima di chiederle come passano il tempo a Branno. Scoppia a ridere prima di pronunciare la parola “Gossip”. “Qui fanno gossip tutto il giorno per tutti i giorni dell’anno”. Ogni mondo è paese evidentemente.
Manuel fa il vigile del fuoco e viaggia in bicicletta. “Questa è un’isola di musicisti – ci dice -. Gente tranquilla che ha qui il suo “buon ritiro”. Fanno su è giù da Goteborg lungo questo mare che in inverno diventa una lastra di ghiaccio. I mezzi, comunque, sono attrezzati per rompere il ghiaccio e viaggiare sempre”. Ci sembra di capire che da queste parti non ci sono interruzioni dei collegamenti marittimi. Tutto è efficiente e basta un solo minuto di ritardo per perdere, come è capitato a noi, il battello. Ma non è grave perché puntale ne arriva un altro qualche minuto dopo.
Salvatore Gabriele
– 1 – continua
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