Non ho mai abusato del blog per articoli o commenti che riguardavano la mia sfera personale. Oggi compio un’eccezione per ricordare un uomo straordinario, Rosario Di Fresco, che pochi mesi fa ci ha lasciati e che purtroppo non ho potuto onorare in occasione della giornata di studi dedicata in sua memoria. Conobbi Rosario, nell’agosto del 1990, per puro caso e grazie al mio e suo caro e fraterno amico Francesco Aguglia, che già lavorava a Pantelleria da qualche anno. Mia moglie Giovanna ed io uscivamo da una triste avventura e avevamo bisogno di staccare dalla quotidianità, per questo decidemmo di seguire Francesco (per me Ciccio), che doveva rientrare dalle sue vacanze palermitane. Dove soggiornare se non all’Hotel Mursia? Sin dai primi giorni fraternizzammo con Rosario, per la sua incondizionata disponibilità e per la sua cordialità nacque una graziosa amicizia. Per i quasi dieci anni successivi solo il ricordo di quelle meravigliose giornate pantesche ci accompagnarono ogni qual volta si parlava di quelle vacanze. Il caso, forse non solo il caso, volle che nel 1999 mi trasferissi, dal Genio Civile di Palermo, all’allora GIASS (Gruppo di Indagine Archeologica Subacquea Sicilia) partecipando alle prime campagne di scavo archeologico subacqueo del relitto tardo-antico di Scauri. Quella fu la vera occasione che mi permise di conoscere il vero volto di quell’uomo, volto che ho saputo apprezzare anno dopo anno, campagna dopo campagna, scavo dopo scavo. Rosario era straordinario non solo perché era il più bravo mecenate di Pantelleria, “cacciatore di archeologi”, ma perché era riuscito a dare alla sua vita una dimensione spirituale, tanto insolita quanto splendida e coinvolgente. Amava condividere, con chi lo desiderava, la ricerca delle origini della sua isola nel senso più alto. Gli sono molto grato per tutto quel che mi ha insegnato, per la fiducia che ha saputo infondere in me cittadino di un’isola più grande.
E il modo migliore per rendergli omaggio è di ricordarlo ancora oggi ricco di significati e ispirante. Rosario è rimasto fedele a se stesso in tutti questi anni di frequentazione e fino alla fine, accettando e forse riuscendo a dare un senso anche alla malattia che l’ha fermato. Grazie di cuore, amico mio.
Stefano Zangara – dirigente Unità Operativa IV – Soprintendenza del Mare
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