LA CHIESA DI PANTELLERIA IMMAGINE DEL TEMPO ODIERNO

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La nuova chiesa di Pantelleria è ormai famosa a tutti i panteschi come un chiaro simbolo di bruttezza (come se non bastava il palazzo verde accanto al castello).
Siamo stati sfortunati nel 1943 quando gli americani hanno distrutto inesorabilmente il nostro centro abitato privando l’isola della possibilità di avere un centro storico degno della bellezza e del fascino della perla nera.
Oggi, dopo 60 anni dalla costruzione post-guerra, caotica e brutta, senza piano regolatore e soprattutto senza soldi (non facciamone una colpa a chi senza risorse economiche aveva la necessità di costruire -ricostruire- una casa dove abitare) ci ritroviamo un centro abitato non bello.
Ma è un centro abitato che ha originariamente un valore sincero e che è quello di essere stato costruito con spontaneità. La gente, privata della propria casa dalla prepotenza della guerra, ha tentato di riavere ciò che gli era stato tolto, e lo ha fatto così come poteva.
Mi domando chi di noi al posto loro avrebbe fatto lo stesso oppure avrebbe preferito passare gli inverni in baracche di legno in attesa di una casa e di un centro storico “più belli”.
Perfino la chiesa vecchia, non certo paragonabile alle cattedrali barocche o ai duomi gotici, aveva un suo lato bello: era costruita con spontaneità. Del resto una chiesa cosa di più dovrebbe avere se non un’impronta di sincerità, di spontaneità e di umiltà?
La nuova chiesa è invece il frutto della società odierna che finalizza tutto alla autoreferenzialità, al budget, al non gusto, alla non funzionalità, al non rispetto delle regole spirituali che una chiesa, in primis, deve avere.
Domandatevi: perché tutte le chiese cattoliche hanno l’abside rivolto ad est (direzione di Gerusalemme), di solito a forma circolare a rappresentare la sfera celeste (regno di Dio), e la nostra nuova chiesa l’abside nemmeno ce l’ha. Manco rivolto a Sud o a Ovest o dove volete. Non ce l’ha!
Simbolo di umiltà? Bisognerebbe chiederlo all’ispirazione degli ingegneri e architetti che l’hanno progettata. A me più che simbolo di umiltà sembra un chiaro simbolo di autoreferenzialità.
Proprio a passo con i tempi dove è più importante curare il proprio orticino, il proprio dammusino, le proprie palmine anche se a discapito della meravigliosa storia e dignità dell’isola.
Giuseppe Ferreri
capitanzibibbo@yahoo.it

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