I FRATELLI ALBERTO E CARLO TODROS E DONATO SPANO’ DEPORTATI NERI CAMPI DI STERMINIO

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 Tra i deportati nei campi di sterminio nazisti vi furono anche tre panteschi: i fratelli Alberto e Carlo Todros e Donato Spanò.
Alberto era nato nel 1920, mentre Carlo, il minore dei due fratelli, nel 1923, entrambi a Pantelleria. Figli di un ebreo torinese e di una cattolica pantesca, i due fratelli erano studenti quando, in seguito alle leggi razziali del 1938, furono classificati come ebrei ed espulsi dall’Università di Torino. Trasferitisi ad Imperia, dove conducevano una vita di stenti, dopo l’8 settembre parteciparono attivamente alla resistenza occupandosi della raccolta di armi per i partigiani. Furono entrambi arrestati nell’ottobre del ’43 e, dopo un lungo peregrinare fra le carceri della Liguria, inviati nel campo di transito di Fossoli presso Modena (lo stesso da cui passò Primo Levi). Da qui furono mandati nel campo di sterminio di Mauthausen, in Austria, dove giunsero il 27 giugno 1944. Stranamente, i nazisti non si accorsero che i fratelli erano ebrei e furono pertanto classificati come Schutzhäftlingen (detenuti per motivi di sicurezza) e non come juden. Attivi nel comitato clandestino che operava nel lager, i fratelli Todros sopravvissero alla prigionia. Alberto, divenuto in seguito un importante urbanista, fu anche autore di un memoriale.
Donato Spanò era nato a Pantelleria nel 1925. Arrestato il 23 dicembre del 1944 a Padova, dove studiava medicina, fu deportato nel Durchgangslager di Bolzano il 13 febbraio del ’45. Questo lager era entrato in funzione nell’estate del 1944, in sostituzione di quello di Fossoli e, come quest’ultimo, si occupava di organizzare i convogli di italiani destinati ai campi di sterminio (soprattutto Auschwitz, Dachau e Mauthausen). La liberazione lo sorprese il 30 aprile del 1945 nel blocco D di quello stesso campo, mentre era in attesa di partire per la sua destinazione definitiva. Una settimana prima era scampato ad un convoglio finito a Dachau.
E’ anche grazie a loro se oggi, nel Giorno della Memoria, abbiamo la libertà di scrivere queste poche righe.
Fabrizio Nicoletti e Marcella Labruna

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