Il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha varato l’Atto di indirizzo per la definizione del Piano Nazionale per lo sviluppo aeroportuale, indicando – rispetto ai ben 112 attualmente attivi – i 31 aeroporti da salvare per i quali è previsto il mantenimento della concessione nazionale (e, pertanto, i cui oneri per interventi infrastrutturali saranno a carico dello Stato). Il provvedimento dovrà ora essere sancito da un decreto della Presidenza delle Repubblica.
Tra gli aeroporti "salvi" quelli di Palermo, Trapani e Catania, nonché "in quanto indispensabili per la continuità territoriale" gli scali di Lampedusa e Pantelleria.
Tutti gli altri aeroporti, salvo quelli militari, saranno oggetto di esame da parte della conferenza stato-regioni ed i relativi oneri dovranno essere comunque assunti dalle regioni stesse.
Nulla di straordinario, poiché il tutto sembra rientrare in una logica di razionalizzazione, salvo il fatto che, almeno per questa volta, il patrio governo si è ricordato che esistono anche Lampedusa e Pantelleria.
E’ già tanto, ma con un ulteriore sforzo, sempre in termini di garanzia della continuità territoriale – che riguarda anche gli approvvigionamenti essenziali ed il trasporto di mezzi e merci – si potrebbe forse sperare che Stato e Regione vogliano provvedere anche all’adeguamento del porto di Pantelleria ed al miglioramento del naviglio "scadente" che opera la tratta? Magari chiedendo aiuto agli svizzeri.
E che la benemerita Aeronautica Militare rifletta meglio sulla chiusura dello storico presidio di Pantelleria, destinando al degrado un’opera di altissima ingegneria?
Tony Alfano
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