Il 12 aprile 1980, era un sabato, vigilia di Pasqua, mi pare, il giornale L’ORA del ero corrispondente mi incoaricò di seguire la partita alla radio con Renzo Barbera, Presidente da poco dimissionario che era quel giorno in vacxanza a Pantelleria nella sua casa di Contrda Penna. Per la prima volta, dopo tanti anni, Renzo era lontano dalla favorita mentre giocava il Palermo. Fu l’incontro con un uomo fantastico, l’inizio di una amicizia che si andò rinsaldando sempre più nel corso degli anni. Ecco quell’articolo pubblicato poi anche nel libro "Visti a Pantelleria" ed in parte libro uscito ora e che ricorda la figura di Renzo Barbera.
«DA TIFOSO SI SOFFRE DI PIU’»
Arrivare alla casa dei Barbera non è facile anche per chi a Pantelleria ci vive da quando è nato.
«Lungo la perimetrale, la prima traversa a sinistra, subito dopo la villa “il polipo”, contrada Penna», mi ha spiegato Renzo la mattina.
La prima traversa a sinistra non è proprio una strada, è piuttosto una mulattiera dove devi stare attento se non vuoi rimetterci la coppa dell’olio. Questo posto inaccessibile è luogo per un re che in vacanza vuole stare in pace. Qui ci sono i Galeazzi, re delle vernici e più sotto i Montesi di Padova, re dello zucchero. Il dammuso del Gattopardo Renzo Barbera è l’ultimo in cima, al termine della salita.
Lascio la Cinquecento e mi avvio a piedi. Un mulo mi sbarra la strada con fare minaccioso. Cerco di passare ma l’animale m’insegue per quanto la corda alla quale è legato glielo permette. Faccio un giro più lungo e finalmente arrivo nel nascondiglio del Gattopardo. All’ingresso c’è un’antica cassetta di ferro per la posta. Mi viene da pensare alle imprecazioni del postino quando, in estate, deve arrivare fin quassù per consegnare la posta dei Barbera. Sono le tre e mezza del pomeriggio di sabato. Da mezz’ora il Palermo sta giocando contro il Pisa alla Favorita. Renzo Barbera, l’ex presidente è qui nell’isola nera al centro del Mediterraneo a due passi dalla costa africana. Sarà attaccato alla radiolina. Busso. Viene ad aprirmi una ragazza. Renzo Barbera però non c’è. Arriverà tra poco. È stato invitato a pranzo da uno dei numerosi amici panteschi. Anche a Pantelleria Renzo Barbera è popolarissimo. Anche qui è conosciuto da tutti come il Presidente, anche qui viene fermato per la strada. Tutti vogliono da lui notizie del Palermo, di Magherini, di Bergossi, di Montenegro. Ai ragazzi che giocano nel vecchio e malandato campo dell’Arenella, Renzo ha promesso che porterà nell’isola Favalli. Vuole fargli visionare dei ragazzini che reputa interessanti. Da quassù il panorama è stupendo. Si scorge una delle più belle scogliere dell’isola e all’orizzonte, nei giorni di sereno, si vede la costa africana.
Non si riescono a prendere le radio private. Si segue Tutto il calcio minuto per minuto.
«È la prima volta che sono lontano dalla Favorita. Non accadeva da tanto tempo. Si soffre di più». È nervoso. Aspetta novità ad ogni giro di collegamenti. La voce di Bortoluzzi annuncia: niente di nuovo da Palermo.
Ma poi alla fine arriva il gol sospirato. Non si sa chi ha segnato. «Il gol costituiva il momento più bello» dice Renzo Barbera «era la cosa più importante, quella che poi in settimana si ricordava con i tifosi. Una cosa importante, specialmente quando, come oggi, era un gol decisivo, vincente, una rete che ci permette di riportarci in piena zona promozione. Se le cose andranno come spero e credo, con il gol di oggi siamo in serie «A». Dobbiamo però sfruttare in pieno i vantaggi che ci offre questo mese di aprile soprattutto quando, di ritorno dalla trasferta di Vicenza, affronteremo in casa il Brescia ed il Taranto».
Dallo stadio telefonano il presidente Gaspare Gambino, i vecchi amici Matta, Palazzoto, Maurizio Bellomo, Favalli e Guido Magherini. Gli raccontano la partita. Sappiamo finalmente che ha segnato De Stefanis.
Ti senti defenestrato?
«Niente affatto. Diciamo che non ho fatto un passo indietro. Ho semplicemente fatto un passo di lato per permettere alla nuova dirigenza di dare nuove possibilità, nuove forze, per rendere più forte il Palermo e portarlo ai successi che i tifosi meritano. Io intanto mi dedicherò al calcio giovanile. Qui a Pantelleria iscriverò, al prossimo torneo una squadra che porterà i colori rosanero e che si chiamerà Panormus. Vedrete che scintille».
Se fossi stato ancora presidente, oggi saresti stato a Pantelleria?
«Credo proprio di no. Non avrei mai lasciato la squadra così, come non l’ho mai lasciata nei dieci anni in cui sono stato presidente».
Molti ragazzi panteschi forse non lo sanno ma in numerosissime partite del nostro campionato sono stati osservati da Renzo Barbera. Qualcuno «rischia» ancora ora di finire al Palermo, perché l’ex presidente della società rosanero crede in loro. È sua abitudine, scendendo da Scauri fermare la jeep ai bordi del campo, scendere e sedersi su di un sasso a guardarsi la partita. «Ci sono dei campioncini che con un po’ d’allenamento serio potrebbero avere un avvenire calcistico di primo piano. C’è Guida per esempio che mi ha sempre impressionato. Ha uno stacco di testa, pur essendo di statura non eccezionale, che è veramente notevole. Visto poi che castagne sa sparare? Sì, un giorno convincerò Favalli a venire nell’isola per vedere se è il caso di far fare a qualcuno dei ragazzi di Pantelleria un provino nel Palermo!».
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