Caro Direttore,
“essere nato nel posto giusto al momento giusto” agevola senza ombra di dubbio la nostra esistenza terrena.
Se per divina Provvidenza dovessi nascere oggi, sarei infinitamente grato alla “cicogna” se mi depositasse in Svizzera o in Australia, paesi al primo e secondo posto nella graduatoria dei migliori al mondo (l’Italia è al 21 posto). La “cicogna” nel 1962 mi depositò sano e salvo qui a Pantelleria, terra meravigliosa, ma aspra, che di certo allora, come oggi, non si collocava nei primi posti della graduatoria mondiale per massimizzazione della qualità di vita. Sono felicemente cresciuto su quest’isola difficile ed ho creato dal nulla un’attività che a pieno titolo si colloca fra quelle che si adoperano per far conoscere, valorizzare ed arricchire questa nostra terra che a modo suo sa essere magica. Grazie ai rapporti di conoscenza e di amicizia che ho stretto, negli anni della mia lunga attività, con persone che hanno visitato ,soggiornato ed abitato il nostro paese, ho avuto inaspettata preziosa opportunità di disporre di un canale preferenziale di accesso a strutture sanitarie lombarde, ed in alcune occasioni ho fatto ricorso ad esse per cure personali o di alcuni miei familiari. Anche alcuni amici concittadini, sfruttando questa mia opportunità, hanno trovato soluzione a patologie che qui, sull’isola, non potevano o non trovavano risoluzione adeguata. La settimana scorsa, accompagnato da due amici panteschi, abbiamo incontrato nella sua città un nostro amico che frequenta e conosce la nostra isola: è un medico specialista con un’esperienza direzionale particolare perché maturata in una realtà ospedaliera lombarda che dispone di un reparto di Ostetricia e Ginecologia con quasi quattromila parti all’anno. Nel Tuo giornale leggo molti interventi di miei concittadini, donne e uomini, di turisti e di politici sull’argomento “chiusura del punto nascita”. Leggendo alcune dichiarazioni, ho avuto la sensazione che motivi di immagine, di campanilismo e-o di consenso politico spesso si intrecciano ed in qualche modo fomentano l’insoddisfazione e la protesta della donna pantesca che, come ogni donna, nutre un legittimo desiderio di partorire vicino a casa. Non mi è capitato di leggere invece interventi con dettagliate informazioni sui rischi che oggi potrebbe correre ,ad esempio, mia figlia se dovesse far nascere suo figlio qui, ove sono nato anch’io cinquant’anni fa. Con lo specialista abbiamo parlato del provvedimento che affligge Pantelleria, del nostro rammarico e abbiamo chiesto cosa ne pensasse . Confesso che non mi è facile mettere ora per iscritto tutto quanto è emerso nella discussione, ma mi permetto di raccontare sul Tuo giornale l’idea che nell’incontro ci siamo fatti dell’argomento. Ciò che nella discussione più ha colpito e invogliato a riflettere è stato il concetto di “soglia di efficienza”: soglia al di sotto della quale il parto diventa un pericolo: un parto su x che diventa difficile o complicato per una patologia o per un evento avverso se non ha una struttura più che completa su cui contare e che possa intervenire fa solo danno. La richiesta “politica” di un centro nascita in ogni luogo ed in ogni contrada è oggi non solo inopportuna bensì irrazionale in quanto uno straordinario lavoro tecnico-scentifico, in ambito ostetrico, di definizione di standard qualitativi ha portato alla massimizzazione dei rendimenti delle prestazioni erogate da un servizio, massimizzazione oggi possibile solo nell ‘ unità operativa di Ostetricia che eroghi almeno 1000 parti annui. Apprendiamo che esiste, peraltro sottostimata, una mortalità materna da parto nella nostra Regione Sicilia di 22 morti materne per 100.000 nati vivi mentre al Nord Italia è di 8 morti materne su 100.000 nati vivi; Il rischio di mortalità materna, le cui cause principali sono le emorragie e le patologie vascolari, raddoppia se l’età della donna è superiore a 35 anni ed Il rischio di mortalità da taglio cesareo è pari a 3 volte superiore a quello del parto spontaneo. L’Italia è il Paese con il maggior numero di bambini che nascono sani, eppure la Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari evidenzia che in un caso giudiziario su cinque riguarda proprio le sale parto. Riflettendo su questi dati, alla luce degli indicatori misurabili per la verifica dell’attività del “sistema sala parto”è ovvio porsi la domanda: il nostro punto nascita qui sull’isola ha una dimensione, una struttura tale da consentire l’efficienza qualitativa che un reparto moderno di ostetricia deve offrire? La risposta non possiamo inventarla noi cittadini di Pantelleria, la troviamo già confezionata e scritta nel provvedimento ministeriale (.. piano Fazio) che impone ,ragionevolmente e prudenzialmente, la chiusura dei reparti che svolgono meno di 1000 parti annui: la chiusura non è dettata primariamente dai conti in rosso della sanità italiana, ma è la conseguenza delle raccomandazioni che le Società scientifiche dei ginecologi e dei neonatologi hanno pubblicato, conseguenza delle linee guida scientifiche finalizzate al rispetto della qualità dei servizi, rispetto che in altre parole significa riduzione della mortalità e della morbilità della madre e del neonato. Quindi ecco perché ha un senso pratico la chiusura di un punto nascita con un numero di parti esiguo, numero non solo inferiore a 1000, bensi inferiore addirittura a 500. L’impegno “politico”che come cittadini di Pantelleria abbiamo diritto di chiedere a chi lavora per noi nelle istituzioni locali e regionali sta nella rapida realizzazione di una efficientissima rete assistenziale delle donne gravide che faccia fronte qui sull’isola si al fisiologico, ma che sappia essere prudenzialmente al meglio nella gestione del patologico. Qualche donna forse, in nome della comodità, desidera partorire in un centro nascita che il Ministero della Salute giudica inidoneo per la sua salute e quella del suo bambino? Se si, allora deve sapere che dovrà farsi personale carico di ogni spiacevole conseguenza qualora il suo parto “facile” si trasformi in patologico per un qualsiasi motivo, sappia inoltre che di certo non potrà pensare di ricorrere al contenzioso legale per un ipotetico risarcimento. Non per mancanza di stima nei confronti dei sanitari, ma solo perché possa disporre di un livello assistenziale ottimale, a mia figlia oggi consiglierei di partorire in una struttura ospedaliera che abbia tutti i requisiti che la scienza moderna può offrirle. Per questo, noi isolani, penalizzati perchè abitiamo lontani da punti nascita di riferimento, dobbiamo chiedere ed esigere che i "politici" che abbiamo eletto e che eleggeremo si adoperino con spiccato impegno, e mi auguro non solo verbale, alla realizzazione immediata di “una culla d’accompagnamento”, di un protocollo assistenziale che sia al perfetto servizio della famiglia pantesca che attende l’evento nascita.
Gianni Gabriele
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