”BATTAGLIONI ANTITERRORISMO A LAMPEDUSA E PANTELLERIA”

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"La situazione in Libia, cui da 10 mesi stiamo chiedendo al governo più attenzione per il pericolo di espansione dell’Isis, obbliga il nostro governo a proteggere Lampedusa e Pantelleria con l’invio di battaglioni specializzati nella lotta al terrorismo e la Marina a schierare le fregate a protezione delle acque territoriali".
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nLo chiede il vicepresidente della commissione Difesa del Senato, il leghista Sergio Divina.
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n"Sirte e Derna in mano all’Isis vuol dire – sottolinea Divina –
il Califfato a 200 km come la distanza tra Napoli e Roma. Non c’è’ tempo da perdere. Il ministro Pinotti deve convocare, d’intesa con il presidente Mattarella come capo supremo delle forza armate, un consiglio straordinario di difesa perché non possiamo lasciare le nostre frontiere del Mediterraneo alla merce’ di possibili attacchi dell’Isis che possono arrivare tramite i trafficanti e gli scafisti pagati a peso d’oro". (Adnkronos)
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nA Lampedusa, tra la gente, comincia a diffondersi la paura. L’avanzata dell’Isis fino al golfo della Sirte, nel cuore del Mediterraneo, sta creando preoccupazione tra gli isolani, scossi già dalla massiccia ripresa di partenze di barconi carichi di migranti proprio dalla Libia, al centro dell’offensiva del Califfato.
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nIl sindaco di Lampedusa cerca di gettare acqua sul fuoco.
n“Lampedusa – ha detto il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini – è solo il crocevia dei disperati”. «Non credo che i terroristi arrivino sui barconi: mi sembra un allarme surreale, – sostiene – lo dimostrano gli attentati avvenuti in Francia nei giorni scorsi o negli Usa in passato. Di solito chi li ha compiuti era proprio nato in occidente e non arrivato sui barconi. Ed è preoccupata che si possa diffondere questa psicosi alla vigilia dell’inizio della stagione turistica».

nIl pericolo, paventato da più parti, – scrive Sergio Rame sul Giornale.it – di un attacco missilistico sull’Italia ha di fatto riportato il calendario indietro di 29 anni. Era aprile dell’86 quando Gheddafi ordinò il lancio di missili contro Lampedusa, in risposta all’attacco degli Stati Uniti, per colpire l’installazione militare "Loran". I due sud libici, però fallirono il bersaglio. Il primo esplose in mare a un paio di chilometri a nord ovest, il secondo a un paio di chilometri a sud ovest dalla base di Capo Ponente. Quell’incubo ora sembra tornato.
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n"Purtroppo – dice Totò Martello, a nome dei pescatori del Consorzio dell’isola –
i tg si occupano dell’Ucraina senza rendersi conto che la guerra ce l’abbiamo in casa".
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nL’ex sindaco teme da parte dei media e, in particolar modo, della politica una sottovalutazione del rischio.
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n"Tutti ricordiamo quanto accadde quel giorno, ma oggi come allora si pensa che Lampedusa non faccia parte dell’Italia
– sostiene Martello – Nell’86 Spadolini disse che i missili di Gheddafi non sarebbero arrivati in Italia, neanche lui considerava Lampedusa parte del Paese. Ecco il clima è lo stesso".
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nE avverte che "i pescatori stanno lavorando in un clima di terrore, il popolo di Lampedusa va difeso, nessuno pensi di scherzare. Siamo in guerra".
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